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A Milano, dieci persone sono state arrestate mentre si scopriva che erano coinvolte nel traffico di migranti. Ogni migrante pagava circa 6.000 euro per il viaggio verso l’Italia

Milano – Il traffico di migranti alla ricerca di opportunità economiche. Alcuni di loro possono arrivare a pagare fino a 6mila euro per entrare in Italia. Le traversate vengono organizzate sia via mare, sulle rotte del Mediterraneo, che via terra, attraverso il percorso balcanico. Per quanto riguarda il trasferimento delle somme di denaro, viene utilizzato il sistema hawala, gestito da una famiglia di Milano esperta in servizi di pagamento a distanza. Nella mattinata di mercoledì 16 ottobre, gli agenti della Squadra mobile, sotto la direzione della Procura distrettuale antimafia, hanno eseguito dieci arresti nei confronti di cittadini egiziani, accusati di vari reati, tra cui associazione a delinquere e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

L’indagine
Le indagini condotte dai responsabili di via Fatebenefratelli, sotto la guida di Alfonso Iadevaia e Giovanni Calagna, insieme ai colleghi del Servizio centrale operativo, hanno ottenuto assistenza da Europol tramite l’Operational Task Force Mediterraneo. Queste operazioni hanno rivelato un’organizzazione criminale attiva a Milano, dedita al trasferimento illegale di migranti egiziani verso l’Italia e altri Stati europei, attraverso traghetti partiti dalle coste della Libia.

Un anno di ricerche
Le indagini, iniziate nel luglio 2023, hanno messo in luce l’esistenza di una cellula a Milano collegata a una rete criminale internazionale, con ramificazioni in Egitto, Libia e altre nazioni europee. Operando su due fronti, l’organizzazione si dedicava sia al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina di egiziani sia all’esercizio irregolare di attività legate ai servizi di pagamento, come riportato in un comunicato della Questura.

La connessione dalla Libia alla Lombardia

In questo contesto, sono emerse alcune figure che, grazie a esperienze specifiche e a collegamenti internazionali, hanno creato una rete robusta di relazioni tra operatori del Nord Africa e dell’Europa. È stato registrato che alcuni individui erano attivi nella gestione di “safe house” in Libia, occupandosi dell’approvvigionamento di beni essenziali per i migranti durante la loro permanenza nel paese (cibo, acqua, telefoni satellitari e schede telefoniche), nella raccolta di fondi per il pagamento delle varie tratte e nell’identificazione delle imbarcazioni impiegate per la traversata del Mediterraneo.

Il funzionamento dell’organizzazione

Il modo di operare ben definito da questa associazione criminale ha seguito un preciso schema, come ricostruito dalle forze dell’ordine: i migranti, dopo aver organizzato la partenza dall’Egitto, versavano le somme richieste ai “facilitatori” presenti a Milano; in seguito, venivano trasferiti in Libia attraverso il confine egiziano da altri membri dell’organizzazione che si trovavano all’estero; una volta arrivati in Libia, i migranti venivano accolti dai “facilitatori” locali e sistemati nelle safe house situate in diverse aree in attesa di partire.

Durante il lungo periodo di attesa, che a volte ha superato i mesi e si è verificato in situazioni difficili, molti migranti hanno subito trasferimenti improvvisi per evitare i controlli sempre più stringenti delle autorità libiche, tese a fermare le partenze illegali. Una volta giunti in Europa, specialmente in Italia o Grecia, su imbarcazioni non sempre adeguate per la traversata, i soggetti coinvolti hanno cercato di ottenere permessi di soggiorno per i migranti irregolari e di organizzare spostamenti da Milano ad altre città.

Per quanto riguarda i facilitatori attivi nel Nord Africa, in particolare in Egitto e Libia, è stato stabilito che si comportavano come autentiche agenzie di viaggio, reclutando migranti, definendo i costi e coordinando il loro trasferimento verso la meta finale in Europa. Gli inquirenti hanno tracciato almeno otto viaggi marittimi legati a queste persone, di cui uno è approdato a Lampedusa, uno a Civitavecchia e cinque sulle coste greche. Un altro viaggio, diretto verso l’Italia, ha richiesto un’operazione di soccorso dopo che l’imbarcazione era diventata ingovernabile ed era finita alla deriva.

**Le tariffe dei contrabbandieri**

L’espansione dell’associazione in Grecia ha consentito di intraprendere la gestione di trasferimenti lungo la rotta balcanica, per rispondere al crescente intervento contro quella marittima. Ogni migrante che si dirige verso l’Italia ha generato per l’organizzazione guadagni variabili tra i 4.000 e i 6.000 euro, spesso pagati da familiari o amici. La tratta greca ha invece comportato per i migranti costi che si aggirano tra i 3.000 e i 5.000 euro. Anche in questo caso, il pagamento avviene tramite il ben noto sistema “fiduciario” noto come “hawala”, grazie a una rete familiare localizzata a Milano, specializzata nella trasmissione di denaro.

L’hawala è un metodo informale di trasferimento di denaro che si basa sulla fiducia reciproca, in cui le persone si mettono d’accordo tra di loro. Il costo aggiuntivo per il servizio, ovvero la commissione trattenuta dagli hawaladar, risulta solitamente superiore a quanto addebitato da agenzie legali specializzate nei trasferimenti di contante. oltre a Milano, le attività sono state rintracciate anche in altre città come Firenze, Asti, La Spezia e Pavia, dove si trovano alcuni degli individui soggetti a fermo.

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