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È stata richiesta una nuova valutazione riguardo ad Alessia Pifferi, accusata di aver lasciato la figlia in condizioni critiche nella culla, portando alla sua morte per emarginazione

Richiesta di nuova perizia per Alessia Pifferi dopo la morte tragica della figlia abbandonata: la difesa chiede l'annullamento della sentenza

Una nuova perizia richiesta per Alessia Pifferi dopo la tragica morte della figlia abbandonata. La donna, condannata all’ergastolo a maggio, attualmente è detenuta in carcere. La sua difesa sottolinea la necessità di un approfondimento psichiatrico, richiedendo così l’annullamento della sentenza emessa il 13 maggio.

Pifferi è accusata dell’omicidio della sua bambina Diana, lasciata sola in casa per sei giorni quando aveva solo un anno e mezzo, morendo per malnutrizione nella culla. Durante quel periodo, la madre aveva scelto di trascorrere del tempo con il suo compagno, sostenendo di non aver avuto intenzione di nuocere alla figlia e assicuratole la necessaria assistenza.

Disagio psicologico e condizione di grave ritardo cognitivo

L’avvocato di Pifferi, Alessia Pontenani, ha messo in evidenza il disagio psicologico della cliente. Secondo l’avvocatessa, non è stata valutata adeguatamente la condizione di grave ritardo cognitivo che l’imputata presenta, una mancanza che potrebbe aver influenzato il giudizio di primo grado. Di conseguenza, Pontenani ha presentato un ricorso alla Corte d’Assise d’appello di Milano.

La condanna e le richieste del pubblico ministero

Nel maggio scorso, dopo meno di tre ore di discussione, Pifferi ha ricevuto la pena massima, con l’accusa che non vi fosse premeditazione. Sono stati riconosciuti danni provvisionali di 20mila euro alla madre Maria e 50mila euro alla sorella Viviana, che si erano costituite parte civile. Il pubblico ministero Francesco De Tommasi ha chiesto l’ergastolo, definendo Pifferi “bugiarda e manipolatrice”, e ha esortato a non concedere alcun beneficio in quanto non aveva mai accettato le sue responsabilità nei confronti della figlia.

La difesa e la richiesta di assoluzione

La difesa ha sostenuto di richiedere l’assoluzione, suggerendo in alternativa una condanna per l’abbandono di minore. Si è fatto notare che Pifferi non aveva l’intenzione di causare la morte di Diana, altrimenti avrebbe potuto liberarsi del corpo, mentre, al contrario, era stata lei a cercare aiuto. L’avvocato Pontenani ha sottolineato l’”inabilità a prendersi cura” della figlia, definendo Pifferi come “una donna lasciata sola”.

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