Sergio Domenichini condannato all'ergastolo per l'omicidio di Carmela Fabozzi: il profilo di un criminale senza sosta

Sergio Domenichini, 68 anni, continua a negare ogni responsabilità, affermando di essere entrato nell’abitazione nel centro di Malnate e di aver scoperto il corpo della donna riverso a terra. La Corte d’Assise d’Appello di Milano ha deciso di non considerare un’aggravante “ridondante”, ma ha confermato la condanna all’ergastolo per l’omicidio di Carmela Fabozzi, 73 anni, avvenuto nel luglio del 2022. L’azione criminosa, secondo l’accusa, è stata motivata da intenti di rapina. Dopo l’omicidio, Domenichini ha rubato alcuni gioielli per rivenderli a un compro oro, utilizzando il ricavato per finanziare una vacanza al mare con la sua compagna. Carmela era stata brutalmente colpita alla testa con un vaso. Prima di allontanarsi, l’assassino ha cercato di ripulire l’arma del delitto, ma nella fretta ha dimenticato di rimuovere le impronte inscritte all’interno del vaso, ciò che ha facilitato il lavoro degli investigatori.
Profilo di Domenichini
Dal racconto dell’accusa, risulta che la vittima e Domenichini avessero già una conoscenza: il 68enne si era presentato come volontario di un’associazione nel 2022, perciò la pensionata gli aveva spesso chiesto un passaggio. Oltre alle impronte, è stata rinvenuta anche una traccia del suo DNA sotto un’unghia della vittima, segno di tentativo di difesa da parte di Carmela.
Il profilo di Domenichini emerge, tramite la requisitoria del pubblico ministero di Varese nel processo di primo grado, come quello di un individuo che “commette crimini senza sosta da quarant’anni” e che, nell’appartamento di Malnate il 22 luglio 2022, ha desiderato “con piena consapevolezza la morte di Carmela Fabozzi”. Lo scorso 28 febbraio, la Corte d’Assise di Varese lo ha condannato all’ergastolo. Ieri, nel corso dell’appello a Milano, i giudici, accogliendo la posizione del sostituto procuratore generale Angelo Renna, hanno confermato la condanna, rettificando l’errore relativo all’aggravante dei motivi abietti, contestata sia per l’omicidio sia per la rapina. È stato confermato anche il risarcimento per le parti civili, rappresentate dagli avvocati Raffaele Boni e Rachele Bianchi: 300 mila euro per il figlio di Carmela, presente in aula ieri, e 80 mila euro per la nipote. L’avvocato difensore di Domenichini, Francesca Cerri, ora considererà la possibilità di presentare un ricorso alla Cassazione.