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A Sesto, tutti ricordano Franco Carioti con affetto: “Era un individuo unico. Lo consideravamo parte della nostra famigliarità.”

Un quartiere in lutto: Sesto San Giovanni piange la perdita di Franco, l'elettricista amato da tutti, scomparso durante la sua passione per i funghi

Sesto San Giovanni (Milano), ottobre 2024 – Per quasi una settimana, il quartiere, gli amici e i vicini si sono attivati in suo ricordo. Poi è arrivata la triste notizia: Franco ha perso la vita in montagna, mentre era intento a raccogliere funghi, la sua grande passione. Ora, tutta via Grandi, la Parpagliona e Cascina Gatti attendono il ritorno della salma di Franco Carioti, l’82enne di Sesto San Giovanni ritrovato senza vita in un dirupo in Svizzera lo scorso 6 ottobre.

La passione per i funghi

“Quella era la sua vita. Andava sempre da solo a cercare funghi o a raccogliere castagne, come se fosse una cosa segreta”, racconta Gino, un amico del bar della zona. “Ci incontravamo quasi ogni giorno per il caffè. Spesso si presentava con la sua cassetta piena di funghi, mostrandocela con grande orgoglio. Noi, per scherzare, gli dicevamo: ‘Dì la verità, li hai comprati al supermercato!’. Era una persona fantastica”.

Un amico per tutti

Franco, vedovo da tempo e con una figlia lontano, aveva un buon numero di amici. “Aveva noi”, affermano i residenti del quartiere che si sono mobilitati dal primo giorno della sua scomparsa, il primo ottobre. Tra loro c’è Valentino Crisetti, titolare di un negozio di abbigliamento in viale Matteotti, che fino a qualche tempo fa aveva il suo negozio proprio sotto il balcone di Franco. “È stato il primo a darmi il benvenuto quando sono arrivato. Durante i lavori, era sempre presente. Di solito, mi fermavo a pranzo e non tornavo a casa. Lui, sapendo che adoravo i funghi, mi portava pranzetti: risotto ai funghi, pasta al sugo con i funghi, e i suoi dolci. Aveva un cuore immenso”, racconta il commerciante.

Una vita dedicata agli altri

Franco ha trascorso gran parte della sua vita come elettricista e ha offerto supporto in molte piccole faccende. Era molto energico, godeva di ottima salute e possedeva una forza straordinaria per la sua età. Era una persona capace di attrarre affetto intorno a sé. “Non siamo legati da sangue, ma lo considero un nonno. Sono profondamente colpito. Recentemente ho pensato che trasferire il negozio è stata una fortuna, altrimenti non avrei sopportato di non vederlo più come ero abituato. Gli vorrò sempre un bene immenso”.

Un gesto di gentilezza

Licia lo ha incontrato nel negozio di Valentino circa un anno e mezzo fa. “Ero rimasta sola da poco e stavo cambiando abitazione. In quel periodo delicato, Franco mi portò delle piantine che aveva preparato per me, dicendomi di metterle in balcone e di pensare ai miei amici. È stato un gesto inaspettato e toccante. Lui era sempre pronto a consigliare, con un sorriso e una parola gentile. L’unico momento in cui l’ho visto un po’ giù di morale è stato quando aveva mal di denti”.

Una passione che lo ha portato lontano

Come consuetudine, Franco era salito in montagna per cercare funghi, una delle sue più grandi passioni, che coltivava anche settimanalmente. Nonostante la sua età, si muoveva da solo, era molto attivo e sempre lucido: in condominio era ben noto come il tuttofare. “Ogni volta che partiva, avvisava qualcuno del quartiere e, al ritorno, ricontattava la stessa persona. Questa volta, però, non è mai arrivata la seconda chiamata”. Domenica è stato rinvenuto nell’Alta Valle Intelvi, vicino alla Sighignola, in un’area difficile da raggiungere sul lato svizzero.

Un destino segnato

“Lo avvertivo sempre di non avventurarsi da solo, ma lui rispondeva: ‘Conosco queste zone come le mie tasche, i miei scarponi non scivoleranno mai’. Era davvero testardo. Forse era un segno del destino, doveva lasciare questa vita proprio lì, nei luoghi che amava, mentre praticava la sua passione. Nel profondo sapevo che era accaduto qualcosa di grave, perché non era da lui restare in silenzio e non tornare”. Nel quartiere ora si attende il ritorno di Franco per la cerimonia funebre. “La partecipazione di tante persone, tanto vicine quanto lontane, è stata un esempio di umanità e solidarietà, e questo mi riempie di speranza – osserva Fabio Broggini –. Sono cresciuto nello stesso palazzo dove abitava. Fin da piccolo, lui e sua moglie ci hanno sempre dimostrato affetto, un legame che andava oltre la semplice amicizia tra vicini. Era per noi come un familiare. Era lo zio che viveva sotto di noi”.

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