La suocera di Bellocco esprime il desiderio di vendetta nella registrazione con il fratello della vittima, mentre emergono nuove comunicazioni intercettate dalla polizia. La tensione aumenta tra i membri del clan calabrese. Beretta, responsabile del ferimento, teme per la sua vita dopo aver rivelato un complotto per eliminarlo
Un desiderio di vendetta si fa strada tra le parole della suocera di Bellocco nella registrazione che la vede conversare con il fratello della vittima. “Dove vuoi che ci arrendiamo? Ho una rabbia vera, lo giuro… Devi mettere in atto qualcosa, lo sai? Devi orchestrare una strage, ci ha portato via un giovane senza motivo… senza motivo…“.
Nuove comunicazioni intercettate dalla polizia e dalla guardia di finanza di Milano sono emerse poche ore dopo l’assassinio di Antonio Bellocco, noto sostenitore della Curva nord e membro del clan ‘ndranghetista di Rosarno. La suocera, Emanuela Gentile, esprime la sua frustrazione e sofferenza al fratello minore di Antonio. Questi scambi avvengono a Cernusco sul Naviglio, dove la donna è giunta dalla Calabria insieme ai familiari subito dopo il crimine.
Clan calabrese in cerca di vendetta
“Berto, non arrenderti… non possiamo rassegnarci”, ribadisce Emanuela, evidenziando il clima di vendetta che aleggia tra i membri del clan calabrese. Si ipotizza che la famiglia possa pianificare una risposta nei confronti di Beretta, responsabile del ferimento del compagno di tifoseria.
Nel frattempo, Andrea Beretta, trasferito a San Vittore da Opera per ragioni di sicurezza già a fine settembre, ha fornito delle dichiarazioni durante l’interrogatorio successivo all’omicidio. Ciò emerge dall’informativa firmata dai pubblici ministeri Storari e Ombra, responsabili del caso. Beretta ha affermato di essere a conoscenza di un complotto per eliminarlo, che sarebbe dovuto concretizzarsi dopo che era stato invitato, tra giugno e luglio, presso l’abitazione di Bellocco. Lì, nei box sottostanti, ha avuto un incontro con due rappresentanti della sua famiglia, uno dei quali si è presentato come un latitante, e durante il quale ha subito delle minacce dirette.