L’anarchia globale si accumula sotto una lastra di cenere, pronta ad esplodere in qualsiasi momento. Non passa giorno in cui qualche scintilla non esploda e dia il via a incendi potenzialmente devastanti. Questi fulmini sinistri e rumori distruttivi non solo gettano una luce cruda sui conflitti in Russia e Ucraina, a Gaza e nelle zone limitrofe, ma si risplendono anche in molte altre periferie. La minaccia di un caos ingestibile è sempre in agguato. Nel frattempo, la fame e la povertà che ne deriva non sembrano arretrare. Anzi, stanno crescendo a livello globale, creando notevoli disparità tra le varie regioni geografiche. Un recente rapporto delle Nazioni Unite stima che la carenza di cibo, che sembrava essere in diminuzione, ha raggiunto nel 2023 un picco senza precedenti. Il 9,1% della popolazione mondiale soffre la fame. Circa 773 milioni di persone sono cronicamente malnutrite. Eppure, nonostante il cambiamento climatico che degrada i terreni e rende difficile l’accesso all’acqua, il cibo prodotto dalle attività agricole sarebbe sufficiente per tutti. Ma purtroppo, ne viene sprecata una grande quantità. A questo si aggiungono i terreni inutilizzati o resi inadatti per insediamenti di vario tipo, riducendo ulteriormente lo spazio disponibile per le coltivazioni. Cosa fare, dunque? Ci sono molte idee in circolazione, molte delle quali utopistiche, spesso proposte da imbonitori malintenzionati o senza una visione realistica. È necessario affrontare la ricchezza per consentire una diminuzione graduale delle disparità (produttività o lavoro, variabili indipendenti!). Le soluzioni come un salario minimo universale o una cascata di sussidi per garantire un’esistenza dignitosa sono insufficienti. Prima di tutto, è indispensabile promuovere un livello di istruzione tale da elevare l’individuo al di fuori dell’oscurantismo dell’analfabetismo, spesso strumentalizzato per diffondere il dispotismo del terrore. Questo è sufficiente? Certamente no.
Tuttavia, questa è soltanto l’inizio della lotta contro la fame, promuovendo progetti imprenditoriali. D’altra parte, è importante sottolineare che un’approccio quasi schiavistico alla sfruttamento finirà per ritorcersi contro, causando inevitabilmente un assalto ai forni.