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Un incendio fatale ha devastato lo showroom, le madri in lutto urlano: “Chiediamo giustizia per i nostri bambini, individuate il colpevole delle loro morti”

La madre di Pan An, originaria di Suzhou, Cina, è giunta a Milano per salutare l’unico figlio di soli 24 anni, a cui aveva dedicato la sua esistenza, utilizzando i risparmi e vendendo una proprietà per finanziarne le sue studi in Italia con l’aspirazione di diventare designer. Anche la madre di Dong Yindan, 18enne, e del fratello Liu Yindjie – che avrebbe compiuto la maggiore età il 25 ottobre – risiede in Italia, nello specifico nel quartiere cinese di Milano. Due anni prima era rimasta vedova, dopo che il marito era annegato a Rimini nell’Adriatico, e ora ha affrontato la perdita di entrambi i figli. Le due madri, vestite di nero, hanno espresso il proprio dolore ieri, davanti alle immagini in bianco e nero delle tre vittime dell’incendio dell’atelier in via Cantoni 3, una trappola letale per i giovani. Hanno perso i loro figli e ora possono solo richiedere giustizia. “Chiunque sia stato responsabile per l’incendio che ha causato la loro morte, deve essere identificato e punito” è stata la richiesta delle due madri, tramite un’amica che le sta attualmente supportando nelle difficoltà.

L’eco di questo tragico evento è risuonata anche nella piazza vicina a Chinatown, dove è stato sventolato uno striscione in ricordo dei tre ragazzi cinesi che hanno perso la vita a seguito dell’incendio doloso. La comunità cinese si è unita per rendere omaggio ai defunti, depositando margherite bianche e gialle davanti ai loro ritratti e alle candele accese, esprimendo inoltre la loro inequivocabile condanna per l’atto criminale.

I fondatori e i parenti dei due fratelli che gestivano l’impresa di commercio e esibizione di mobili e arredi bar erano presenti alla veglia e alla cerimonia commemorativa. Questa piccola azienda era l’obiettivo dell’incendiario, che sembra fosse all’oscuro del fatto che i tre ragazzi fossero lì dentro al momento dell’incendio.

Prima dell’incendio, il padre dell’attuale proprietario aveva riportato alla polizia che un uomo di origine nordafricana l’aveva minacciato di pagare 20.000 euro. Quest’uomo aveva tentato di fare lo stesso con la moglie del proprietario vicino allo showroom la mattina seguente.

L’inchiesta, che sta ora cercando di determinare se quell’uomo abbia agito da solo o fosse al servizio di qualcuno, e se il denaro richiesto fosse legato a ricatti o recupero di debiti per conto terzi, è guidata dal Procuratore Luigi Luzi. L’indagine si concentra anche sulla revisione delle immagini delle telecamere di sicurezza e sulle testimonianze raccolte per ricostruire le connessioni e relazioni che potrebbero rivelare possibili moventi.

Ieri è stato il giorno del lutto e della richiesta di giustizia.

“Il dolore che provate è anche il mio”, ha affermato Ignazio La Russa, Presidente del Senato, durante il suo incontro con i parenti delle vittime in Piazza Gramsci, portando i sentimenti di cordoglio dello Stato alla comunità cinese. “La comunità cinese è profondamente intrecciata nel tessuto sociale di Milano. Questa tragedia colpisce l’intera città, avremmo dovuto condividere più ampiamente il vostro dolore. E’ fondamentale reagire con fermezza di fronte a tale catastrofe”, ha poi aggiunto. Questo appello è stato sostenuto anche da Huang Yiran, Presidente dell’Associazione Cinese di Milano, e Liu Ken, Console Generale Cinese a Milano. Marco Granelli, Assessore alla Sicurezza del Comune di Milano, ha poi insistito sulla necessità di “far piena luce sulla vicenda”, auspicando che i colpevoli vengano rapidamente identificati dalle autorità.

Francesco Wu, fondatore dell’Unione degli Imprenditori Italia-Cina e figura di spicco di Chinatown, ha messo in luce come la presenza di una comunità cinese a Milano risalga a un secolo fa e questa è la prima volta che accade un incidente di tale portata. “Tre giovani, colpevoli solo di essere stati nel posto sbagliato al momento sbagliato, sono morti. È essenziale che i responsabili rispondano del loro crimine”, ha detto. Le vittime, appena arrivate a Milano, stavano iniziando una nuova vita. Pan An stava entrando nel mondo del lavoro, si stava formando nel campo del design, Dong Yindan e Liu Yindjie erano in vacanza, progettando di riprendere i loro studi. Le loro giovani vite sono state interrotte la sera del 12 settembre. Probabilmente i loro corpi saranno cremati in Italia e poi restituiti alla Cina per l’ultimo addio.

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