Milano, 23 Settembre 2024 – Secondo il tribunale di Milano, l’attacco non era motivato da pregiudizi, ma era piuttosto legato all’attività che la vittima stava svolgendo e, più specificamente, vendeva biglietti falsi o, secondo alcuni testimoni, vendeva gadget come cartoline e braccialetti. Questa è stata la motivazione dei giudici della condanna di Andrea Beretta, noto capo dei tifosi dell’Inter, ora in prigione per l’omicidio di Antonio Bellocco, avvenuto a Cernusco sul Naviglio il 4 settembre.
Il verdetto viene dall’udienza del processo per l’aggressione ai danni di un mercante davanti allo stadio Meazza, prima della partita di Champions League Inter-Liverpool nel Febbraio 2022. Il 19 Giugno scorso, il giudice della nona sezione penale, Mariolina Panasiti, ha condannato Beretta, 49 anni, rappresentato dall’avvocato Mirko Perlino, a un anno di prigione, ma ha convertito la pena in una multa da 3.650 euro.
Il tribunale non ha ritenuto valide le accuse di discriminazione e di odio razziale avanzate dalla Procura sulla base di alcune frasi pronunciate durante l’aggressione, come “non vogliamo i napoletani”. Secondo la motivazione della sentenza, l’attacco di Beretta, accusato di lesioni e violenza privata, non era inteso a incitare l’odio. Tuttavia, è stato affermato che l’azione era sproporzionata, anche accettando la versione dell’imputato, ovvero che avrebbe reagito a una risposta maleducata dalla vittima.
Si è aggiunta l’aggravante di motivazioni frivole e di commettere il reato mentre Beretta era sotto tutela dei servizi sociali.
Nonostante il Tribunale abbia accordato mitigazioni al capo dei tifosi ultra per il suo “comportamento processuale positivo”, incluso piccole confessioni e il risarcimento della vittima, è stata emessa una sentenza, trasformata successivamente in una multa. Un altro ultra che era presente con Beretta quella notte, è stato però condannato a 2 anni e 4 mesi di carcere con un procedimento abbreviato, cioè con una riduzione di un terzo della pena, per l’aggressione commessa, come stabilito dal giudice Giulio Fanales.