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Don Burgio descrive i suoi dialoghi con Riccardo, un giovane molto rispettoso e ben educato

Analizzare situazioni di tale gravità è complicato, poiché scuotono l’intera comunità. Ci siamo tutti chiesti “E se fosse stato mio figlio?”. Ho ricevuto numerose lettere da genitori angosciati. Questo è quanto afferma don Claudio Burgio, cappellano di Beccaria, durante una riunione presso Il Pertini, organizzata dal centro culturale Cara Beltà in collaborazione con l’associazione Xsquì. Questo evento ha scioccato l’intera Italia poiché il giovane proviene da una famiglia normale che ha educato correttamente il figlio. Durante la sua detenzione nella prigione minorile di Milano, don Burgio ha avuto la possibilità di incontrare e discutere con Riccardo. E’ evidente che non ci sono favoritismi e che è necessario affrontare la realtà, ma è altrettanto fondamentale permettergli di raccontare cosa è successo, anche se fa fatica e lo fa in modo confuso. Attualmente, non esistono spiegazioni che sembrano logiche. Tutto questo non vuol dire giustificare o assolvere, ma solo riconoscere un dato di realtà, che in questo caso deve essere ancora compreso. Senza semplificazioni, come sottolinea il prelato. Alcuni individui hanno criticato i genitori senza considerazione, quando in realtà essi stessi sono vittime. Quindi è necessario un minimo di rispetto e non c’è prova che abbiano fatto errori gravi. Se ciò è accaduto, l’hanno fatto in buona fede come tanti genitori che cercano sinceramente di fare del loro meglio per i figli. Posso affermare che lo hanno educato benissimo. Riccardo ha confessato di essere grato a suo nonno. Ho molto apprezzato e ammirato la decisione dei nonni e di alcuni suoi parenti di rimanere accanto a lui, non con l’intenzione di perdonarlo facilmente o di dimenticare immediatamente, ma con la finalità di aiutarlo.

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