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Il mistero dell’incendio che ha causato tre decessi verrà risolto con l’assistenza di un cane

Per sciogliere i misteri dell’incendio che ha ucciso tre giovani in via Ermenegildo Cantoni, zona Certosa a Milano, un cane chiamato Aika sarà di grande aiuto. Aika, un pastore belga, è membro dell’unità dei cani dei vigili del fuoco. Grazie alle sue abilità, gli investigatori, sotto la guida del procuratore di Milano, Marcello Viola e del pm Luigi Luzi, cercheranno di determinare se l’incendio è stato causato da un incidente o da un incendio doloso. Gli esperti del Nucleo investigativo antincendi (Nia) della squadra dei pompieri di Milano si avvarranno di Aika, un’unità cinofila specializzata nella ricerca di acceleranti di fuoco, per arricchire e rafforzare le loro indagini e stabilire l’esatta causa dell’incendio. Aika arriverà a Milano giovedì dal Comando di Palermo e da venerdì sarà a disposizione del Nia. Il suo contributo è risultato essenziale in casi simili, soprattutto quando si sospetta l’uso di liquidi infiammabili per accelerare un incendio e quando metodi di rilevamento tradizionali, come il rilevatore a fotoionizzazione, non sono efficaci nel rilevare livelli di concentrazione significativi. La procura sta indagando per strage.

La Procura milanese sta indagando su un caso di presunta “strage”, un reato per il quale a questo punto non ci sono accusati noti. Attualmente non vi sono certezze e le analisi tecniche sono ancora in corso. Secondo il codice penale, il crimine di strage punisce chi compie azioni con l’intento di uccidere che potrebbero mettere in pericolo la sicurezza pubblica. Se l’atto risulta in molteplici morti, la pena è l’ergastolo.

Un fuoco ha devastato il negozio della compagnia “Wang”, un luogo che esponeva attrezzature per interni e alcune macchine industriali. Nell’incidente sono periti Pan An, 24 anni, Dong Yndan una diciottenne e un ragazzo di 17 anni, suo fratello. Essi sono probabilmente morti per le esalazioni di fumo tossico prodotte dall’incendio.

Il fuoco ha preso piede poco dopo la segnalazione del proprietario dell’azienda: il giorno prima e la mattina dell’incendio, un uomo aveva minacciato i genitori del proprietario, esigendo denaro dalla famiglia. Questa coincidenza – la vicinanza temporale tra le minacce e l’incendio – ha attirato l’interesse dei detective. Infatti, la sera dell’incendio, polizia e vigili del fuoco erano già sul posto.

Il primo esame da parte degli esperti del team di indagine sugli incendi dei vigili del fuoco di Milano non ha ancora prodotto risposte conclusive. I primi cinque o sei metri dello showroom, che non aveva uscite sul retro ed era dotato di un soppalco con finestre sbarrate, sono stati completamente distrutti e il pavimento è ricoperto di detriti.

L’origine dell’incendio sembra essere localizzata nella parte anteriore dell’edificio, dove si localizza anche il pannello elettrico, ma la determinazione esatta del luogo non è ancora stata possibile. Di conseguenza, tutte le possibilità sono ancora in considerazione – da un incendio intenzionale a uno accidentale – ma le supposte minacce riferite dal proprietario generano un oscuro sospetto sull’incendio.

E ciò non rappresenta l’unica enigma. Secondo le informazioni attualmente disponibili, i tre giovani non erano formalmente impiegati presso l’azienda. Perché allora erano presenti nel negozio giovedì sera? Lo stesso negozio in cui hanno perso la vita cercando di sfuggire alle fiamme ma rimanendo intrappolati senza via di fuga.

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