Categorie: Cronaca
|
15 Settembre 2024 22:25

Il Festival dell’Ingegneria discute il futuro della mobilità urbana: “Le auto elettriche e autoguidate possono minimizzare l’errore umano”

Condividi

Il 15 settembre 2024, il Festival Internazionale dell’Ingegneria ha concluso i suoi lavori nel Campus Bovisa del Politecnico di Milano.

Il festival ha rappresentato una celebrazione del futuro, attraendo un vasto pubblico di entusiasti e curiosi di tutte le età, tra cui bambini che hanno partecipato a laboratori e adulti che hanno esplorato nuove prospettive sul delicato equilibrio tra umanità e tecnologia. Si è evocato lo scenario di Milano e l’eventualità che l’atmosfera innovativa del campus potrebbe in futuro rivoluzionare la nostra realtà quotidiana e delineare la città del domani.

Il futuro città incarna un’utopia, un luogo in cui convergono i nostri desideri e le possibili modalità del vivere comunitario. Un dato è però innegabile: si prevede un crescente concentramento delle persone nelle aree urbane. Basti pensare che nel 2007 la popolazione mondiale in zone urbane ha superato quella nelle aree rurali per la prima volta. Gianpiero Mastino, professore di progettazione di veicoli stradali e fuoristrada presso il Politecnico di Milano, nota che “la nascita dei trasporti, seguito della transizione dell’uomo da cacciatore a agricoltore circa ventimila anni fa, ha fornito un impulso tecnologico fondamentale per lo sviluppo della società”.

La questione della mobilità diventa quindi essenziale per concepire la futura città. Mastino prevede che, in termini di mobilità urbana, le auto saranno sempre più piccole e progettate per trasportare una sola persona, una sorta di ibrido tra una moto e un’auto. Conclude infine che “l’auto del futuro sarà elettrica ed autonoma”.

Franco Cimatti, un designer di auto che ha lavorato per Ferrari, Lotus e Aehra, spera che la storia italiana di 60 anni fa possa ripetersi, rendendo l’auto elettrica accessibile a tutte le famiglie.

“La storia dell’auto ha visto diverse evoluzioni importanti e le innovazioni più radicali sono sempre state accolte con entusiasmo e delusione. Il progresso tecnologico delle auto elettriche è stato sostanziale”, dice.

Benedetto Carambia, capo della ricerca e sviluppo presso Movyon, una società del Gruppo Autostrade per l’Italia, discute della guida autonoma. “Il 90% degli incidenti stradali sono causati da distrazioni umane. Con la guida autonoma, il margine di errore si riduce, aumentando sicurezza e accessibilità.

Tuttavia, è essenziale garantire che questa tecnologia sia sempre disponibile”.

Guardando al futuro, potrebbe essere possibile spostarsi nelle città con veicoli più piccoli, ecosostenibili e persino autonomi. Ma cosa succede quando ci muoviamo come gruppo?

Dietro Antonacci, capo del dipartimento di ingegneria e infrastrutture di Atm sostiene: “Muoversi insieme ci dà più libertà rispetto a farlo individualmente. Trasportiamo già oggi due milioni di persone al giorno. Sono come piccole città che fanno parte dell’intera città.

Il trasporto sta diventando un mezzo per modellare la città. Quindi, la progettazione delle città future dovrebbe iniziare pensando a come le persone si sposteranno”.

L’architetto e professore al Politecnico di Milano, Cino Zucchi, discute le profezie del futuro passate, dove si visualizzava già una visione di un trasporto pubblico sempre più efficiente, come un autobus che evita gli ingorghi, e la nozione di totale autonomia attraverso l’elicottero individuale.

La vita è una serie di imitazioni, e viviamo le nostre antiche città come se fossero enormi salotti di pietra, immersi in un’atmosfera accogliente. Tuttavia, nell’urbanistica moderna, il funzionalismo è predominante. Vi è un’armonia costante tra lo spazio e le vite che esso ospita, che rispecchia le stratificazioni temporali e umane. “Il sogno di una città è quello di unirci, di farci fare insieme ciò che non facciamo da soli. Se le città non ci riuniscono, diventano ghetti”, afferma Carlo Ratti, un altro architetto, ingegnere e professore al Politecnico di Milano.

Negli anni passati, gli urbanisti hanno fatto errori pensando che l’architetto avesse tutte le soluzioni, ma in realtà la natura è una progettista superiore a noi”. Tra utopia e distopia, si capisce che nella città del futuro il coraggio si unisce alla bellezza.