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Inquinamento record a Milano: 25 giorni da bollino rosso a gennaio

Dopo i lockdown arriva l'effetto rimbalzo. L'anno migliore? Il 2021

25 giorni da bollino rosso a Milano: inquinamento record

A Milano, nel mese di gennaio, il Pm10 ha superato per ben 25 giorni la soglia dei 50 microgrammi per metro cubo.

Inquinamento record a Milano: i limiti

Secondo la legge europea non è possibile superare il valore limite giornaliero di 50 µg/m3 più di 35 volte in un anno. Nel 2021 i giorni superato sono pari a 61. Tenendo in considerazione questo numero è automatico valutare la gravità dei 25 giorni rossi solo nel mese di gennaio 2022.

La Regione chiarisce: Nel 2021 nonostante la riduzione delle restrizioni si è comunque confermato, confrontando le concentrazioni con quanto rilevato negli anni precedenti al Covid, un trend in miglioramento sia per il particolato che per il biossido di azoto“.

Inquinamento record a Milano: in aumento decessi e malattie

Nelle scorse settimane sono scattate le misure di contenimento, ritenute insufficienti dall’associazione ‘Cittadini per l’aria’. La presidente Anna Gerometta afferma: “Questo primo mese del 2022 è servito a capire quale considerazione hanno le amministrazioni regionale e cittadina del diritto alla salute. Come dimostrato da decenni di studi scientifici, questi livelli di inquinamento provocano più decessi e più malattie, come l’asma tra i bambini. Perché ad esempio si attendono ancora 10 giorni di superamento delle soglie per far scattare le misure di contenimento, quando potremmo anticiparle grazie alle previsioni meteo sull’accumulo degli inquinanti, che ormai sono più che affidabili?”.

Inquinamento record a Milano: l’effetto rimbalzo

Nel 2021, la media annua del Pm10 nel capoluogo lombardo è stata di 37 microgrammi. La media di questo gennaio è stata di 63. Francesco Forastiere, direttore scientifico della rivista ‘Epidemiologia&Prevenzione’ e visiting professor all’Imperial College di Londra, spiega: Durante la pandemia l’associazione tra Covid e inquinamento è stata ampiamente studiata e dibattuta. Al contrario di quanto ipotizzato in alcuni tra i primi studi, non ci sono evidenze che il particolato possa avere un qualche ruolo nel trasportare il virus nell’ambiente. Sono molto più robuste invece le basi dell’associazione tra l’esposizione prolungata ad alti livelli di inquinamento, la severità della malattia e i livelli di mortalità per Covid. C’è ad esempio evidenza dell’associazione tra lunga esposizione a Pm2,5 e biossido di azoto e ospedalizzazione e mortalità per Sars-Cov-2″.

La riduzione dell’inquinamento nell’aria è stato l’unico beneficio apportato dai lockdown e dalle varie restrizioni. L’epidemiologo conclude: “Con la fine delle restrizioni i livelli di inquinamento nei centri urbani stanno avendo una sorta di rimbalzo e si stanno rialzando. La situazione è in evoluzione, ma di certo la diffusione del Covid-19 sembra solo rinforzare la necessità di ridurre i livelli di inquinamento nell’aria, che era già urgente prima della pandemia“.

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