No alle luci di Natale per le strade delle strade di Milano in segno di lutto per i morti da Coronavirus "un Natale di preghiera e riflessione".
“No alle luci di Natale in segno di rispetto e vicinanza alle famiglie vittime di questo maledetto covid” è la scelta delle associazioni di Ascoloren e Associazione Le Vie dello Shopping di Milano.
No alle luci di Natale a Milano
Il comune di Milano ha invitato le associazioni a occuparsi delle luci di Natale ma alcune associazioni hanno deciso di non accedere le luci natalizie, in segno di lutto per i tanti morti da Coronavirus che ci sono stati quest’anno in città. Non una scelta facile, ma “dopo una riunione dell’associazione Vie dello Shopping, abbiamo deciso di non illuminare le nostre vie per Natale. Una decisione dolorosa, perché per la prima volta non addobberemo con le solite luci le nostre vie” spiega Gaetano Bianchi, Presidente di Ascoloren, l’associazione dei negozianti del quartiere di Lorenteggio. “Questo gesto è un segno di rispetto e vicinanza alle famiglie vittime di questo maledetto covid e verso tutti il personale medico che anche in quei giorni sarà nei reparti ospedalieri a lavorare per salvare altre vite“ spiega ancora Bianchi, insieme a Luigi Ferrario, Presidente dell’associazione Le Vie dello Shopping. “Sarà un Natale di preghiera e di riflessione“ che vedrà per la prima volta “Navigli, Paolo Sarpi, Lorenteggio che resteranno per la prima volta senza luci”.
Poi spiegano meglio: “È chiaro che non vietiamo a nessuno di farlo, ma come associazione commercianti non realizzeremo quanto fatto gli anni scorsi – ha aggiunto Ferrario -. Ci auguriamo che questa nostra decisione di sobrietà e rispetto possa vedere il coinvolgimento di altre associazioni e anche del comune stesso“. Natale però ci sarà lo stesso, così i due presidenti invitano la popolazione a scegliere bene dove effettuare i loro regali, “Ricordiamo anche ai milanesi che molti negozi di via hanno i loro siti dove poter acquistare, e tutto quel che guadagnano verrà tassato in Italia, e non in paradisi fiscali come molte multinazionali del e-commerce“.