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Chiusura punto nascita e pronto soccorso a Sesto: serve personale all’ospedale in Fiera

"Da mercoledì saranno chiusi punti nascita e pronto soccorso a Sesto San Giovanni" lo denuncia il consigliere del Pd Pietro Bussolati

punti nascita chiusi
punti nascita chiusi

Pietro Bussolati, consigliere del Pd, ha annunciato la chiusura del punto nascite e il pronto soccorso di Sesto San Giovanni per recuperare personale sanitario da trasferire all’Ospedale in Fiera, punto cruciale della lotta all’emergenza sanitaria. “Sguarnita la sanità locale per investire in un unico hub”.

Chiusura Punti nascita e Pronto soccorso

La scorsa settimana l’Ospedale in Fiera è stato ufficialmente aperto e come dichiarato dall’assessore al Welfare Gallera, a lavorare all’interno dell’Ospedale, nato durante la prima ondata di contagi in tempi record, ci saranno medici ed infermieri provenienti dagli ospedali milanesi, che presteranno il personale medico e sanitario. Tuttavia a questa dichiarazione, il consigliere del Pd, Pietro Bussolati, denuncia, in una nota inviata alla Regione, che lo spostamento del personale medico e sanitario dell’ospedale di Sesto San Giovanni provocherà la chiusura, prevista per mercoledì 28 ottobre, del punto nascita e del pronto soccorso. ”Pare – ha spiegato Bussolati- che la Regione abbia deciso di chiudere da mercoledì il pronto soccorso e il punto nascita per trasferire tre anestesisti e sei infermieri all’ospedale in Fiera“. Poi Bussolati continua a descrivere cosa succederà dal prossimo 28 ottobre: “Il pronto soccorso sarebbe spostato al Bassini e il punto nascita a Niguarda. Un fatto gravissimo che nasce dalla necessità per la Regione di recuperare 153 medici intensivisti e 459 infermieri, operatori che non ci sono e che la Regione vuole sottrarre ad altri ospedali, già allo stremo, indebolendone la capacità di cura. Il tutto per attrezzare una struttura, quella della Fiera, che non può contare su nessuna specializzazione e può quindi in realtà curare solo i malati meno gravi. La Regione fa esattamente quello che, a detta di tutti i maggiori esperti, non va fatto, sguarnisce la sanità territoriale per investire in un unico hub“, conclude Bussolati che al momento non ha ricevuto nessuna smentita dalla Regione.

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