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Pio Albergo Trivulzio, infermieri: “Assenteismo? Falso, pochi tamponi”

Assenteismo al Pio Albergo Trivulzio: la relazione della Regione sulla gestione dell'epidemia all'interno della Rsa milanese.

Assenteismo e pochi tamponi: sono queste le maggiori problematiche del Pio Albergo Trivulzio, riscontrate nel periodo di emergenza sanitaria. A renderlo noto è la relazione della commissione di inchiesta regionale sulla gestione dell’epidemia all’interno della Rsa milanese, di cui si parla da tempo. Ma lo staff medico non ci sta e smentisce tutto.

Pio Albergo Trivulzio: problema assenteismo

Non vengono formulati giudizi di responsabilità” spiega il direttore sanitario dell’ATS di Milano, Vittorio Demicheli. Nel documento trasmesso dalla Procura di Milano si cerca solamente di evidenziare le mancanze già denunciate. Il dato che dovrebbe aver inciso di più è quello dell’assenteismo: nel picco dell’epidemia circa il 57% dei 900 operatori non era in servizio. “Un livello elevato – si dice in conferenza stampa – che difficilmente trova spiegazione nella diffusione del contagio tra gli operatori“. Ma lo staff della struttura non è d’accordo: “Noi assenteisti? Falso, colpa dei tamponi non fatti. Abbiamo aspettato settimane per rientrare al lavoro perché nessuno si degnava di farci un tampone. In questi reparti abbiamo sputato sangue mentre nessuno ci proteggeva. Ora scaricano la colpa su di noi“.

Non è la prima volta che i lavoratori all’intero del Pio Albergo Trivulzio lamentano un mal funzionamento nel sistema. A inizio tragedia avevano spiegato che dai piani alti vietavano l’utilizzo delle mascherine, affermazione che per ora non ha ancora trovato alcun riscontro. I dati sui tamponi invece sembrano dar ragione agli infermieri. Anche le tempistiche avrebbero influito sull’andamento dei contagi all’interno della struttura. Per esempio le visite saranno vietate solamente dal 10 marzo, almeno una settimana dopo l’individualizzazione del paziente zero a Codogno. I malati importati, invece, all’arrivo alla struttura venivano considerati negativi al Covid solo per assenza di sintomi. Problematica accentuata dal non rispetto delle distanze di sicurezza tra pazienti, parenti e operatori.

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