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L’opinione di Fabrizio Boschi

Coronavirus: Milano non si è fermata, così si è ammalata

Da #MilanoNonSiFerma a #RestateACasa: la genesi di un'emergenza sottovalutata e gestita con superficialità.

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Milano non ce la fa più. La Lombardia non ce la fa più. Altri 15 giorni così e sarà collasso totale. Non doveva andare così. Non poteva. Non si doveva arrivare a questo. Ma, in un modo o in un altro, errore dopo errore, ci siamo arrivati. Il nostro peggior incubo adesso è realtà. Un nemico viscido e invisibile che rende questa la peggiore delle guerre. Tanti errori, soprattutto all’inizio. Troppa superficialità. Molte sottovalutazioni.

Ricordate quando i giornalisti venivano offesi perché additati di essere degli sciacalli, di provocare panico nella popolazione con messaggi troppo allarmistici? Ecco, forse invece erano fin troppo poco allarmistici quei toni. Anche Milano ha sottovalutato il problema. E non poco.

Quando il 28 febbraio i morti erano appena 12 ci sembravano già un’enormità, non era ancora nulla. Adesso che, dopo 11 giorni, sono 463 sembra una guerra. Eppure appena dieci giorni fa la percezione della gravità della situazione, non era ancora presente nella popolazione. Lo era già negli ospedali ma non nella popolazione. Forse le istituzioni sapevano già ma per non allarmare i cittadini hanno tenuto nascosto per troppo tempo il problema. Come ha fatto, all’inizio, la Cina del resto. E quando non è stato più possibile tenerlo nascosto ormai era già fuori controllo. Per questo il 27 febbraio Beppe Sala invitata i cittadini a non fare “stupide” scorte ai supermercati, a non aver paura “che è solo un’influenza”, a non abbandonare le proprie abitudini. . “Non abbiamo paura, Milano non si ferma“, con tanto di maglietta ostentata su Instagram. Il video del sindaco Sala, dell’Italia che non si arrende, diventa virale. Il Bosco verticale, piazza Duomo, la Galleria Vittorio Emanuele, persone che si muovono, lavorano e cantieri in movimento. E poi la scritta: “Milioni di abitanti. Ogni giorno facciamo miracoli, ogni giorno abbiamo ritmi impensabili, ogni giorno portiamo a casa risultati importanti. Ogni giorno non abbiamo paura, Milano non si ferma”.

Il sindaco posta sui social #MilanoNonSiFerma e il video e l’hashtag vuole dire alla città di reagire al Coronavirus. Sembra passato un anno e invece sono solo 11 giorni. Lo spot si conclude con le scritte di altre città coinvolte dall’emergenza, come Codogno, Lodi, Torino, Genova, Firenze, Palermo e tutta l’Italia. Appena una settimana dopo le cose sono precipitate. Sala non si sente più. Forse dalla vergogna. Perché ora l’hashtag di Sala è esattamente l’opposto: “#RimaneteACasa”.

L’atteggiamento, forse troppo incauto delle settimane precedenti, ha fatto arrabbiare molti milanesi. Sala rilascia una lunga intervista sul Corriere della Sera intitolata: “L’appello di Sala scuote i milanesi: “Rimanete in casa il più possibile””. Non proprio un appello ma al massimo un invito che non scuote proprio nessuno invece: inutile adesso, ovvio, ripetutissimo, dunque tardivo.

Parole al vento, poco credibili dette da lui, a causa dell’atteggiamento ondivago e contraddittorio che ha sempre tenuto, frutto del suo smodato ego manifestato sia nella vita pubblica, quanto in quella privata. Sala nelle scorse settimane è andato a mangiare nei ristoranti cinesi di via Paolo Sarpi, così come il fidanzato di Selvaggia Lucarelli, il cuoco Lorenzo Bigiarelli, che ha fatto della campagna pro cinesi una sua grottesca crociata personale. Sia lui che Sala volevano ridicolamente dimostrare che il virus che faceva morti a Wuhan era una bufala razzista e xenòfoba, montata per insidiare gli interessi dell’antica e operosa comunità orientale di Milano. Così come ha fatto anche Enrico Rossi, l’illuminato governatore della Toscana, che oltre che proteggere i suoi amici Rom, è anche paladino degli interessi dei commercianti e imprenditori cinesi di “Plato”.

Dopo qualche settimana, quando il Coronavirus si è presentato all’uscio di casa di centinaia di milanesi e ai cancelli dell’ospedale anti-infettivo Sacco con tutta la sua virulenza, il presuntuoso e sicuro di sé sindaco Sala ha pensato bene di contrapporvi la foto del suo virile torace con la t-shirt “Milano non si ferma”. Una uscita degna di un Salvini, inaccettabile per chi ha responsabilità di primo cittadino. Una mancanza di rispetto per medici e ricercatori che invece avevano già ben chiaro quello che stava per succedere. Ora, con migliaia di cittadini che scappano nella notte, dopo che qualcuno ha fatto trapelare la bozza del decreto che chiudeva la Lombardia, e adesso l’ipotesi di chiudere tutto, Sala lancia il suo farsesco contrordine: “Rimanete in casa il più possibile”. E il Corriere della Sera, fedele e ossequioso foglio quasi di famiglia, prono lo asseconda. Dopo questi clamorosi e fuorvianti scivoloni, cominciati con “mangiamo cinese”, proseguiti con “Milano non si ferma” e finiti con la risibile resa del “rimanete a casa”, forse è il caso che Sala taccia e faccia parlare solo chi è competente. I suoi messaggi hanno già provocato anche troppi danni alla comunità.

Forse è proprio per causa dei suoi predicozzi sul “non fermarsi” che adesso Milano e la Lombardia sono fermi, in ginocchio. E chissà per quanto ancora.

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