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Manifestazione pro-migranti: attivisti ignorano i divieti per Coronavirus

Non badando ai divieti imposti a causa del Coronavirus, molti manifestanti hanno protestato per i migranti bloccati in Grecia.

manifestazione pro-migranti a milano in emergenza coronavirus
manifestazione pro-migranti a milano in emergenza coronavirus

Decine di attivisti nel corso di una manifestazione pro-migranti hanno ignorato i divieti di manifestare a Milano a causa del Coronavirus. Sono infatti lo stesso scesi in piazza per protestare a favore dei migranti che combattono per entrare in Europa e sono ora ai confini tra Turchia e Grecia. Gli attivisti hanno occupato nella mattinata di venerdì 6 marzo la sede della Commissione europea del capoluogo lombardo. Milano, lo ricordiamo, è una delle città più colpite dall’epidemia in Italia.

Coronavirus e manifestazione pro-migranti

Dunque, nonostante i divieti, un centinaio di persone si sono radunate a Milano. La mobilitazione è stata organizzata dai centri sociali del Nordest e la campagna Lesvos Calling. Sono scese in piazza per protestare contro lo “scudo d’Europa” in Grecia. Chiedono inoltre l’immediata apertura del confine, l’evacuazione umanitaria delle isole del mar Egeo e la cessazione dell’accordo con Turchia. Davanti agli uffici della Commissione nel capoluogo lombardo è stato appeso lo striscione: “Shame on E.U.: people before borders. Stop the war against people, Freedom of movement!”.

“L’Unione Europea – si legge nel comunicato delle organizzazioni – sta attuando una guerra contro decine di migliaia di persone migranti che dalla Turchia cercano protezione in Europa ma trovano Frontex ed i carri armati di Grecia e Bulgaria. In questa settimana almeno una persona è stata uccisa e 5 sono rimaste ferite dai proiettili sparati dalla polizia greca nei pressi del confine di Kastanies. Un bambino è annegato nel naufragio di un gommone respinto nel tratto di mare di Lesbo”.

E ancora: “Più di 40.000 persone sono intrappolate da mesi nelle isole dell’Alto Egeo, a causa dell’accordo UE-Turchia del 18 marzo 2016, costato ai cittadini europei 6 miliardi di euro . Ora, rifiutandosi di bloccare le persone, Erdogan di fatto lo rompe e lascia all’Europa la responsabilità di bloccare i migranti, a costo di ucciderli tutti uno per uno. Quell’accordo è stato un gigantesco errore perché ha consegnato a Erdogan una fenomenale arma di ricatto. Oggi come allora servono canali umanitari, non gendarmi esterni“.

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