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Coronavirus, a Milano niente panico: “Non è la peste”

Milano sfida l'allarme coronavirus che spaventa gli italiani: è giusto mantenere le precauzioni, ma non occorre modificare gli stili di vita.

coronavirus milano
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Milano si prepara a trascorrere una settimana difficile tra chiusure di bar, locali pubblici, uffici, scuole e università: l’allarme coronavirus spaventa gli italiani. Ma non sono poche le persone che ancora non rinunciano a trascorrere un pomeriggio all’aria aperta. Federico, un giovane per le vie della città, non teme il contagio e spiega: “L’allarme è giusto. Ma il prof di biologia ci ha spiegato che questa non è la peste bubbonica“. Infatti, come sostengono molti esperti, “il tasso di mortalità è 2%” e per chi è ancora molto giovane scende addirittura allo 0,2%. E ancora, Valentina con la figlia di 4 anni vestita per il Carnevale passa il tempo al bar della Feltrinelli: “Sopravviveremo – ha detto la 35enne -. Se stai male chiami il 112, e da lì sei in buone mani. Che allarmismo! tutta questa gente con la maschera, e la corsa a comprare l’amuchina. La vendono a prezzi folli a quei poveri stolti”.

Coronavirus, Milano non si arrende

Allarme coronavirus anche a Milano, ma non tutti temono il contagio. Nonostante la città sia visibilmente più vuota non occorre diffondere panico e allarmismo. Fa impressione vedere il capoluogo meneghino, la metropolitana milanese, le vie dello shopping semivuote. I cittadini raccontano inoltre che i supermercati (nonostante la corsa agli acquisti) si sono riforniti in tempi rapidi. L’amuchina, che un tempo nessuno comprava e che ora sta andando a ruba, è ancora presente sugli scaffali di un supermercato di Lodi. Il tassista Sergio Bossi ha chiarito che “c’è un espositore enorme all’ingresso, e la vendono solo a 3,50 euro. Io ne ho prese dieci”. Ma i milanesi hanno davvero paura?

Per le vie principali, ad esempio via Torino, l’affluenza è ancora alta. “Siamo a Milano – sostiene Bossi -, mica puoi chiuderla. C’è meno giro ma è lunedì, molti negozi sono chiusi”. Anche l’uomo in servizio per l’Amsa ha riferito: “Turisti sì, ma i caldarrostai sono spariti, non so perché”. Incerti anche i comportamenti di alcune persone: “Tanti hanno la mascherina – dice l’operatore Amsa -, che comunque serve a poco. Ci sono stati i morti? Erano anziani, malati. Cambierà se morirà uno giovane”.

Qualcuno cerca un locale dove poter fare aperitivo, ma dopo le 18 sarà difficile trovarli. L’ordinanza ha disposto infatti la chiusura dei luoghi aperti al pubblico dalle ore 18 alle ore 6. “L’unico problema – dice qualche turista – è che i musei sono chiusi per il virus. Meno male che stasera ceniamo in un localino”.

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