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Busta sospetta in Tribunale a Milano, scatta allerta: erano escrementi

Allerta massima nel pomeriggio di giovedì 21 novembre per una busta sospetta in Tribunale a Milano. Fortunatamente erano solo degli escrementi

busta sospetta tribunale di Milano
busta sospetta tribunale di Milano

Dopo due buste bomba recapitate a due pm torinesi, lo scorso luglio una duplice intimidazione ha colpito il Palazzo di Giustizia di Agrigento. Luigi Patronaggio, procuratore capo di Agrigento, aveva ricevuto una busta con polvere da sparo. Un’ogiva di proiettile da fucile nascosta in una busta, invece, è stata indirizzata al gip Alessandra Vella. Non mancano le minacce agli operatori di giustizia italiani. Ma hanno fatto scalpore anche le buste sospette mandate a Lavazza, Ferrero e Vergnano. Nella fabbrica torinese della Lavazza avevano avanzato una richiesta di denaro per non inquinare il caffè. Il testo della lettera, spedita dal Belgio, era scritto in inglese. Una busta simile, nello stesso pomeriggio, aveva raggiunto anche lo stabilimento della Ferrero, ad Alba (Cuneo). Nella stessa zona, solo un giorno prima, vittima di minacce è stato lo stabilimento Caffè Vergnano. Nel pomeriggio del 21 novembre 2019, invece, una busta sospetta in Tribunale a Milano ha fatto scattare l’allerta massima.

Busta sospetta in Tribunale a Milano

Una busta anonima ritrovata al Tribunale di Milano ha provocato scompiglio e tanto spavento. In molti hanno temuto si trattasse di un ordigno esplosivo. Fortunatamente è stato un falso allarme: nella busta niente sostanze pericolose, solo escrementi.

La busta sospetta, arrivata intorno alle 14.45, era indirizzata alla sezione civile del tribunale che tratta marchi, brevetti e impresa. Ad accorgersi del vero contenuto è stato un dipendente del Palazzo di Giustizia, che aprendo la busta ha percepito l’inconfondibile cattivo odore. La missiva è stata consegnata alla cancelleria. Immediatamente allertati i militari dell’Arma in forza al tribunale e al servizio di vigilanza. I vigili del fuoco, giunti sul posto, hanno garantito la massima sicurezza e la busta è stata controllata dai raggi x. Il mittente si è limitato a scrivere “2577 cod.civ”, articolo che regolamenta il diritto d’autore. I carabinieri hanno eseguito le dovute verifiche. Avviata un’indagine sul caso.

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