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Tema svolto sui 150 anni dell'Unità d'Italia – la storia

Tra le tracce papabili per la prima prova della maturità ci sono i 150 anni dell’Unità d’Italia. Ecco qualche idea per prepararsi al meglio.

UPDATE 22 giugno 2011: ecco le tracce dei temi della Maturità 2011! Ecco la traccia utile per sviluppare il tema su Andy Warhol e la fama effimera.

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Quest’anno ricorre il 150mo anniversario dell’Unità d’Italia (celebrato il 17 marzo scorso) e proprio per questo motivo l’argomento rientra tra i ‘papabili’ della prima prova della maturitàdi quest’anno (ecco le tracce su tema Unità d’Italia, Bin Laden, Fukushima, radiazione Moggi, calcio scommesse e privacy. Il toto-tema e alcuni consigli per ripassare e per la dieta alimentare più giusta).

E se davvero una delle tracce dei temi fosse su questo argomento?

Se si verificasse questa eventualità ecco cosa c’è da sapere dal punto di vista storico.

Premesse

Prima di arrivare al 17 marzo 1861 (proclamazione ufficiale del Regno d’Italia e di Vittorio Emanuele II come Re d’Italia) bisogna fare un balzo indietro nel tempo al 1860. L’Italia in quel momento divisa in tre Stati:

– Regno di Sardegna, con Piemonte (inclusa Aosta), Liguria, Sardegna, Lombardia (eccetto Mantova), Emilia, Romagna e Toscana

– Stato della Chiesa, con Umbria (inclusa Rieti), Marche, Lazio (con l’intoccabile Roma) e le exclave di Pontecorvo e Benevento

– Regno delle Due Sicilie, con Abruzzo (inclusa Cittaducale), Molise, Campania (incluse Gaeta e Sora), Basilicata, Puglia, Calabria e Sicilia. A questi si può aggiungere la piccola Repubblica di San Marino.

A questi tre stati bisogna aggiungere l’Impero Austriaco di Francesco Giuseppe (Veneto, Trentino, Friuli, territorio mantovano). La Francia proteggeva Roma ed era principale alleato del Regno di Sardegna: Napoleone III impediva al Regno di Sardegna un’azione contro l’Austria e contro Roma. Al Regno di Sardegna quindi restava un obiettivo: Napoli.

Serviva però un casus belli: una rivolta dall’interno.

Il 2 marzo 1860 Giuseppe Mazzini scriveva una lettera ai Siciliani incitandoli alla ribellione e dichiarava: “Garibaldi è vincolato ad accorrere”. I mazziniani infatti puntavano sulla Sicilia insurrezionalista, sull’intervento di Garibaldi e sulla monarchia sabauda per la causa unitaria.

La spedizione dei Mille e la conquista della Sicilia.

5 maggio 1860, i Mille (1162 uomini) partirono da Quarto alla volta della Sicilia. Sbarcarono a Marsala l’11 maggio. I garibaldini lasciarono Marsala e si inoltrarono rapidamente verso l’interno. A loro si unirono già il 12 giugno i volontari siciliani comandati dai fratelli Sant’Anna. Il 14 maggio a Salemi Giuseppe Garibaldi dichiarò di assumere la dittatura della Sicilia in nome di Vittorio Emanuele. I Mille, affiancati da 500 “picciotti”, ebbero un primo scontro nella battaglia di Calatafimi il 15 maggio, contro circa 4.000 soldati borbonici.

Dopo Calatafimi Garibaldi proseguì verso Palermo, dove entrarono il 27 maggio. Aiutati dall’insurrezione di Palermo, tra il 28 maggio ed il 30 maggio, i garibaldini e gli insorti conquistano tutta la città. Il 30 maggio i borbonici chiesero un armistizio. Garibaldi si proclamò dittatore nominando un governo provvisorio in cui risaltava il ruolo di Francesco Crispi. Dopo un armistizio dal 30 maggio al 3 giugno, il 6 giugno le truppe che difendevano il capoluogo siciliano capitolarono.

Le truppe borboniche subìrono un’altra sconfitta il 20 luglio nella battaglia di Milazzo, a cui partecipò lo stesso Garibaldi, giunto da Palermo. Il 28 luglio, con la caduta delle fortezze di Siracusa e Augusta, veniva completata la conquista dell’isola.

La risalita

Il 19 agosto Garibaldi sbarcò a Melito Porto Salvo, in Calabria insieme a 20.000 volontari. Il 2 settembre entrarono in Basilicata.

Intanto, il re Francesco II abbandonava Napoli per portare l’esercito fra la fortezza di Gaeta e quella di Capua, con al centro il fiume Volturno. Il 7 settembre, Garibaldi poté entrare in città accolto da liberatore e il 1 ottobre si concluse la Battaglia del Volturno, dove circa 50.000 soldati borbonici persero lo scontro con gli uomini di Garibaldi.

Nei giorni immediatamente successivi alla battaglia giunse il corpo di spedizione sardo, sceso attraverso Marche, Umbria (l’esercito pontificio era stato sconfitto nella battaglia di Castelfidardo), Abruzzo e Molise.

Fasi conclusive.

Il 13 ottobre si svolse un plebiscito per l’annessione del Regno delle due Sicilie al Regno di Sardegna, in cui le votazioni furono a favore dell’annessione. Il 4 e il 5 novembre, si erano tenuti, con esito favorevole, i plebisciti per l’annessione di Marche ed Umbria.

Giuseppe Garibaldi e Vittorio Emanuele II si incontrarono il 26 ottobre 1860 a Teano e il 7 novembre il Re fece il suo ingresso a Napoli.

Intanto il re, la regina e i resti dell’esercito borbonico si erano asserragliati a Gaeta assieme alla cittadella di Messina e Civitella del Tronto. L’assedio di Gaeta, iniziato dai garibaldini il 13 novembre 1860, fu concluso dall’esercito sardo il 13 febbraio 1861.

Il 17 marzo 1861 Vittorio Emanuele II fu proclamato Re d’Italia.

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