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Hermanitos: i Latin Kings di Milano raccontati dal regista Jacopo Tartarone

Chi sono veramente i Latin Kings di Milano?

Vi abbiamo parlato spesso di questa realtà su Milano 2.0, coinvolta purtroppo a volte in brutali fatti di cronaca come l'omicidio di David 'Boricua' fuori dal Thini Cafè. Io stessa mi sono occupati di diversi post sempre relativi a questo fenomeno. Mi sono accorta però solo due giorni fa al Milano Film Festival, durante la proiezione di "Hermanitos", di quanto avessi sbagliato prospettiva.

Il documentario del regista Jacopo Tartarone mostra infatti un altro lato della medaglia, diverso da quello che tutti, io in primis, ci eravamo immaginati. Sentivamo parlare di queste pandillas solo in toni allarmisti: ci raccontavano di quanto fossero pericolosi questi Latin Kings, queste bande di ragazzi che scatenavano solo risse, compivano rapine e addirittura ordivano spedizioni punitive.

Manca sempre una parte fondamentale del racconto: ad esempio non è stato mai spiegato con precisione chi sono i Latin Kings, e come vivono. Grazie al lavoro di Jacopo possiamo saperne di più. 

Cosa succede a un ragazzo nato in un altro Paese quando arriva a Milano?

Tantissimi giovani arrivano qui pieni di belle speranze, e molti di essi lo fanno tramite il ricongiungimento familiare. Arrivano in Italia e vengono catapultati nel giro di pochissimo tempo in una 'giungla di cemento', come l'ha chiamata uno dei Latin Kings intervistati. Ma il discorso si può estendere anche a ragazzi di altre etnie.

L'Italia ultimamente non è molto ospitale: si cavalca la paura della gente con proclami a nove colonne sulla sicurezza tanto per dirne una, e ogni giorno i rigurgiti di intolleranza di alcuni esponenti politici non fanno altro che chiudere sempre più le porte a chi ha solo la 'sfortuna' di essere nato in un altro Paese.

Quando questi giovani arrivano da noi sono bollati come extracomunitari, inteso come sinonimo di "pericolosi". Non parlano l'italiano, la società li guarda con sospetto a priori e possono facilmente cadere preda di lavoro nero, specie se non hanno più il permesso di soggiorno perchè hanno raggiunto la maggiore età.

Il fatto di essere anche clandestini accresce il disagio. Grazie ad alcune scellerate politiche del governo nazionale il solo stare qui senza avere tutte le carte al posto giusto è un reato. Senza contare che basta perdere il lavoro e non riuscire a trovarne un altro regolare per perdere il permesso di soggiorno e diventare in automatico clandestino.

Inoltre alcuni ragazzi si trovano in contesti familiari difficili, tanto che a volte scappano di casa. Una volta abbandonata la propria famiglia d'origine si finisce in strada. E lì si deve sopravvivere.

Sul proprio cammino si può incontrare però una nuova famiglia, fatta di tanti 'fratelli', di ideali e di una profonda ritualità che accresce il senso di appartenenza: i Latin Kings appunto. Insieme si organizzano feste, bevute, uscite in discoteca…quello che fanno tutti gli adolescenti. Questa famiglia si sostituisce a quella da cui si è scappati. Il 'capo' è il Rey. Il Rey è una specie di modello positivo per tutti, incarna il "fratello e il padre ideale".

Ma come in ogni grande famiglia ci sono anche le 'teste calde' e c'è chi preferisce commettere reati piuttosto che vivere nella legalità, così succede nei Latin Kings.

La 'famiglia' può anche spezzettarsi, si può litigare, e possono scoppiare guerre tra i diversi gruppi. Guerre anche sanguinarie. Per questo è morto Boricua, che, si racconta nel documentario, voleva 'fare la pace' (anche se bisogna ancora conoscere l'altra versione dei fatti).

Spiega un ragazzo nel documentario che basta a volte un'occhiata di troppo o l'uscita con la ragazza sbagliata a scatenare risse o pestaggi. A volte si parte per 'fare giustizia' perchè qualcuno ha fatto qualcosa che va contro gli ideali del gruppo.

Si tratta comunque di dinamiche molto complesse, lo ammetto, e che sicuramente non sono riuscita a spiegare in tutti i dettagli.

Ma se ci pensiamo queste situazioni si verificano anche in altri gruppi, non solo tra i latini e tra stranieri in generale. Succede anche tra italiani, tra bande che ascoltano generi di musica diversi, e tra militanti di fazioni politiche avverse.

Ci si deve comunque iniziare a interrogare: perchè chi viene qui a cercare una vita migliore non ha nessuna possibilità (o ne ha comunque poche rispetto a un coetaneo italiano)? Perchè chi nasce qui da genitori stranieri non deve essere considerato italiano? Perchè un ragazzo deve sentirsi diverso ed emarginato solo perchè è di origine straniera?

Siamo sempre lì. Solo quando lo Stato si deciderà a dare una vera possibilità di riscatto ci potrà essere una vera integrazione.

Milano e l'Italia, purtroppo sono ancora ben lontane da questo traguardo.

"Hermanitos" per ora è stato presentato solo all'interno del Mff, ma quando uscirà vi consigliamo caldamente di vederlo. La verità sta sempre nel mezzo, ma questo è davvero un documento prezioso per aiutarci a capire e per aiutarci anche a guardare la realtà da un'altra angolazione.

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