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Parrucchieri cinesi, il Comune parte all'attacco con limiti di orario e controlli a tappeto

Parrucchiere cinese sì o parrucchiere cinese no?

C'è chi si regala abitualmente una o due pieghe a settimana in un salone gestito da cinesi, spendendo la metà (fonte immagine) di quello che spenderebbe dai colleghi italiani – ma i dichiarati sono in minoranza -, e c'è chi non vi metterebbe mai piede perché li ritiene incapaci, poco puliti e focolaio di malattie e parassiti.

Tra questi ultimi, i 313 membri del gruppo sorto su Facebook, "Parrucchieri cinesi? No grazie ci tengo ai miei capelli", la cui descrizione recita:

"Per tutti coloro che non ne possono più di queste cineserie, basta con questi parrucchieri improvvisati che fanno i soldi distruggendo la nostra economia e la nostra cute! Basta ai parrucchieri cinesi: viva il made in Italy."

Mi  stupisco che del gruppo non facciano parte anche sindaco, vicesindaco & c. che contro i cinesi hanno intrapreso una lotta all'ultimo sangue, dal coprifuoco in zona Sarpi passando per i centri massaggi o case chiuse che dir si voglia, fino ai parrucchieri contro cui è pronta una nuova ordinanza.

La bozza di regolamento che impone norme più severe a saloni di estetica e parrucchieri è stata redatta – informa Repubblica – dai funzionari della commissione tecnica di Palazzo Marino che si occupa degli esercizi commerciali con la consulenza dell'Unione artigiani.

La bozza, prima di essere approvata, dovrà passare al vaglio della giunta e del consiglio comunale dove con tutta probabilità non troverà ostacoli insormontabili.

Se il provvedimento dovesse passare, ogni salone – cinese e non – dovrà necessariamente avere un responsabile tecnico, il quale sarà obbligato a presenziare per tutto il giorno in negozio.

Verranno imposte, inoltre, limitazioni di orario, per evitare aperture serali e festive non regolari, e predisposti controlli a tappeto per vigilare sul rispetto delle regole e delle norme igieniche.

Ai vigili toccherà il compito di controllare le Dia ossia le dichiarazioni di inizio attività, ciascuna delle quali dovrà includere un solo punto vendita con, di conseguenza, un unico responsabile tecnico.

Per i trasgressori, il Comune sta studiando punizioni più severe: multe più elevate e per mancanza dei requisiti igienici e di sicurezza, da 30 a 90 giorni di sospensione della licenza, fino alla chiusura.

Marco Accornero, segretario generale dell'Unione artigiani ha commentato:

"Il mio auspicio è che per fine anno si arrivi all’entrata in vigore del regolamento. Con questo impegno il Comune potrà fronteggiare meglio il fenomeno delle illegalità che abbiamo più volte denunciato".

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