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Operai cinesi si ribellano ai loro sfruttatori: basta lavorare 18 ore al giorno

La quantità di ore lavorate da due donne cinesi in un laboratorio clandestino di via Pascarella 11, a Quarto Oggiaro, ha dell'assurdo nel 2010. Leggiamo su IlGiornale che queste schiave erano costrette a cucire pantaloni per 18 ore al giorno con pause da 10 minuti per i pasti. A disposizione c'era una brandina per dormire qualche ora.

Le signore hanno deciso però di ribellarsi e sono andate a raccontare la loro storia in Procura. Le denunce nell'ambito del tessile all'interno della comunità cinese sono pochissime per cui si tratta di un 'evento'.

Il procuratore aggiunto di Milano Nicola Cerrato ha aperto un'inchiesta a carico di tre cinesi, attualmente irreperibili. Non sono ricercati perchè, come spiega sempre IlGiornale, i reati contestati loro sono di poco conto: favoreggiamento dell'immigrazione clandestina e occupazione di manodopera clandestina.

Una delle due donne ha raccontato agli inquirenti di essere arrivata in Italia da clandestina nel 2006, di aver trovato l'offerta per quel lavoro in un giornale e di aver lavorato nel laboratorio fino a qualche settimana fa.

"Io lavoravo anche fino alle 3 di notte, dalle 9 del mattino. Dormivamo nel laboratorio e avevamo solo due giorni liberi al mese. Il proprietario si vedeva solo a cena e la moglie portava dentro la merce da cucire" 

Stipendio? 3 euro a vestito cucito, 60 centesimi a pantalone, per un totale di circa 800 euro al mese.

Quando i carabinieri sono andati all'indirizzo indicato dalle signore il laboratorio era già stato smantellato. Nello stesso palazzo però è stato trovato un altro laboratorio, gestito dalla stessa famiglia. Sempre all'11 di via Pascarella sono stati individuati altri due laboratori e gli appartamenti dove gli operai potevano 'riposare'.

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