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Giardini Falcone e Borsellino: Moratti e La Russa contestati da Qui Milano Libera, i video della cerimonia

"Adesso la mafia a Milano esiste?" chiedeva qualche ora fa a gran voce Francesco Lucianò, membro dell'associazione Qui Milano Libera, a margine della cerimonia di intitolazione dei giardini di via Benedetto Marcello ai giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino tenutasi proprio questa mattina alla presenza, tra gli altri, del sindaco Letizia Moratti, di diversi esponenti del Pdl (tra cui Fidanza, Osnato, Palmeri, Landi di Chiavenna e altri), del vicesindaco Riccardo De Corato e del ministro della difesa Ignazio La Russa.

"Adesso la mafia a Milano esiste?". E' quello che ci chiediamo anche noi come cittadini, sebbene in modalità completamente diverse. La domanda che non trova risposta, a una settimana dai clamorosi arresti di 'ndrangheta avvenuti nella nostra Regione, è:

come è stato possibile che la 'ndrangheta (e le altre mafie) abbiano preso possesso della Lombardia in questa maniera così subdola e profonda, anche coinvolgendo importanti istituzioni, senza che nessuno si accorgesse di nulla?

Senza che nessuno volesse accorgersi forse. La 'ndrangheta, e le mafie tutte, non sono fenomeni che toccano solo da qualche anno la Lombardia, come ha detto più volte anche Giulio Cavalli, consigliere regionale di Idv.

E' mancata la vigilanza, o forse la coscienza, dato che forse alla fin fine la mafia fa comodo. La torta è grande, c'è posto per tutti, come commenta Cavalli.

E' tremendo oggi, a 18 anni dalla strage di via D'Amelio che costò la vita al giudice Borsellino (pochi mesi dopo quella di Capaci che uccise Falcone), constatare che le mafie sono ancora prepotentemente presenti in mezzo a noi.

Piero Grasso, Procuratore nazionale antimafia, oggi ha detto:

"La cultura della legalità è qualcosa di più della semplice osservanza delle leggi, delle regole; è un sistema di principi, di idee, di comportamenti che deve tendere alla realizzazione dei valori della persona, della dignità dell'uomo"

Dobbiamo tutti andare a riprendere in mano gli insegnamenti non solo dei due giudici, ma anche quelli di tutti coloro che sono morti nella lotta contro la mafia. La loro parole, che resteranno eterne, devono servire a spronare la società civile ad agire, a non chiudere gli occhi di fronte al marcio che si insinua nelle pieghe più profonde delle nostre città. E si spera, stavolta, in una vera risposta da parte delle istituzioni: che combattano con tutte le loro forze questa piaga, e non permettano che a pagare il prezzo sia chi decide con coraggio di non girarsi dall'altra parte. Proprio come fecero Giovanni e Paolo.

Vi riportiamo qui sotto una citazione di Borsellino, davvero molto toccante.

"L'equivoco su cui spesso si gioca è questo: quel politico era vicino ad un mafioso, quel politico è stato accusato di avere interessi convergenti con le organizzazioni mafiose, però la magistratura non lo ha condannato quindi quel politico è un uomo onesto. E no, questo discorso non va perché la magistratura può fare soltanto un accertamento di carattere giudiziale, può dire, beh, ci sono sospetti, ci sono sospetti anche gravi ma io non ho la certezza giuridica, giudiziaria che mi consente di dire quest'uomo è mafioso. Però siccome dalle indagini sono emersi altri fatti del genere altri organi, altri poteri, cioè i politici, le organizzazioni disciplinari delle varie amministrazioni, i consigli comunali o quello che sia dovevano trarre le dovute conseguenze da certe vicinanze tra politici e mafiosi che non costituivano reato ma rendevano comunque il politico inaffidabile nella gestione della cosa pubblica. Questi giudizi non sono stati tratti perché ci si è nascosti dietro lo schermo della sentenza: questo tizio non è mai stato condannato quindi è un uomo onesto. Il sospetto dovrebbe indurre soprattutto i partiti politici quantomeno a fare grossa pulizia, non soltanto essere onesti, ma apparire onesti facendo pulizia al loro interno di tutti coloro che sono raggiunti comunque da episodi o da fatti inquietanti anche se non costituenti reati"

Qui sotto il video del discorso della Moratti e quello della contestazione di Qui Milano Libera. Il ministro La Russa alla fine, chiamato in causa, si è avvicinato.

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