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I disagi della nuova Stazione Centrale, tra scale "immobili" e sale d'aspetto inesistenti

Dopo tanto spazio dedicato ai treni in ritardo, vuoi per la neve, vuoi per disguidi tecnici o semplicemente perché certo malcostume fa parte ormai dell'inerziale atteggiamento dei trasporti italiani, è giunto il momento di affrontare anche quel contenitore pieno di "falle" che è la nuova Stazione Centrale (fonte immagine).

Nonostante il restyling, comprensivo di un'illuminazione un po' più rassicurante e dell'apertura di una serie di attività commerciali molto comode e seducenti per il viaggiatore/turista che temporeggia mentre attende la prossima coincidenza – restyling che almeno da un punto di vista estetico non ha certo fatto male – si rende necessario qualche appunto per quanto riguarda, invece, la vivibilità generale del luogo e i servizi ad esso connessi.

Innanzitutto, l'accesso ai binari. Le scale mobili che si snodano in uno zigzagare, peraltro mal segnalato, che allunga oltremodo il percorso, quando non si bloccano definitivamente tra la perplessità dell'utenza, diventando tristemente "immobili".

"Sono uscito dal metrò e ho dovuto raggiungere i binari facendo tutte le scale a piedi. Mi tocca fare due viaggi: uno in stazione e uno sul treno" – dichiara piccato un viaggiatore con valigia al seguito dalle pagine online del Giorno, mentre la signora Alessandra scrive al Corriere denunciando che si è avventurata "di corsa sui tapis roulant che vanno solo in diagonale e ci vuole il doppio del tempo per arrivare al binario".

Con le scale "immobili" che salgono dall'uscita della metropolitanaverso la stazione se l'è presa anche Beppe Severgnini, fustigatore telematico della magagna milanese, in alcuni post del suo blog.

E poi mettiamoci  anche i paletti all'imbocco dei tapis roulant che escludono a priori la possibilità di accesso alle sedie a rotelle e la difficoltà per tutti di "sfociare" in metropolitana dopo un assurdo peregrinare a destra e a sinistra, in su e in giù, con i cartelli che si contraddicono a vicenda.

Non andrebbe taciuto nemmeno il mistero della biglietteria al piano terra, nascosta dietro ai blocchi in muratura dei nastri trasportatori, piena zeppa di macchinette automatiche e di relative code in mezzo ad un caldo soffocante, quando si poteva ovviare con una distribuzione delle stesse anche vicino alle banchine dei treni.

Certo è che la cosa più irritante, come denuncia un già nutrito coro di lamenti e proteste facilmente sottoscrivibile, rimane l'assenza di una doverosissima sala d'aspetto, dato che quella prevista dal progetto originale è stata tolta di mezzo e mai più ripristinata, non si capisce bene per quale motivo.

Ad aggiungere livore all'impossibilità di poter attendere un treno (molto probabilmente in ritardo) specie in questi giorni di gelo impraticabile, è l'apparizione di una sala d'aspetto vip, dedicata e riservata esclusivamente ai soci di Eurostar, che campeggia, forte di tutto il suo apparato di poltrone comodissime e un po' design – oltre ad una temperatura interna caraibica – sotto ai cartelli luminosi degli arrivi/partenze.

Così, giusto per rimarcare certo classismo indelebile all'italiana, "se puoi permettertelo bene, se no rimani fuori a congelare", l'alternativa all'ibernazione sembra essere soltanto la cappella della stazione. Una preghiera in fondo non ha mai fatto male a nessuno.

A risollevare gli animi affranti di pendolari e turisti ci pensa però Fabio Battaggia, amministratore delegato di Grandi Stazioni che, dopo il fiume di critiche di questi giorni e dopo aver appurato di persona le disorientanti mancanze sopra citate, promette più posti a sedere per tutti, più chiarezza dai cartelli segnaletici, meno incongruenze e più vivibilità in generale, stabilendo per esse una deadline temporale.

Battaggia, infatti, dichiara dalle pagine del Corriere: "Fissiamo una data. Tra un mese. Ecco, tra un mese ci incontriamo in Centrale, e spero sia il primo incontro di una lunga serie, per vedere, dal vivo, l'avanzamento dei lavori, gli interventi eseguiti, le migliorie approntate".

E, anche se i lavori sono diretti dall'ingegner Antonio Acerbo, che è anche il dirigente del settore Lavori pubblici del Comune, il progetto pare risalire al 2000 e "da allora molto è cambiato, per esempio non c'era l'Alta velocità, e dunque sono stati necessari cambiamenti"- precisa lo stesso Acerbo.

Quindi, appuntamento tra un mese per vedere se ancora la cappella della stazione sarà l'unico luogo dove poter trovare ascolto e conforto.

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