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Dopo l'inferno sono in arrivo a Milano i primi schiavi di Rosarno in cerca di lavoro

"Ci sono tanti lavoratori disoccupati italiani, aiutiamo prima loro". E' sempre così, la vicenda di Rosarno non ha insegnato proprio un bel niente, come mostrano i recenti provvedimenti presi dal sindaco di Villa d'Ogna: aiuti sì, ma solo agli italiani. Blogosfere Politica e Società fa giustamente notare che Rosarno non è solo in Calabria (fonte immagine). Ci sono tante piccole Rosarno anche al Nord.

Federica Sorba, rilevatrice Istat piemontese già intervenuta ad Annozero sul tema del precariato, racconta che spesso gli stranieri "sono i primi a essere licenziati o in cassa integrazione, spesso per esplicita e pressante richiesta dei loro stessi colleghi italiani. Peccato che nel frattempo abbiano fatto venire in Italia mogli e figli, e adesso non riescano più ad arrivare a fine mese. E allora la rabbia sale e il peso dei diritti che non hanno è sempre più gravoso"

Leggiamo proprio oggi su IlGiornale che, all'indomani del presidio di solidarietà in piazza San Babila, arrivano a Milano i primi immigrati provenienti proprio dalle novelle piantagioni sudiste. Ma non sono molti, solo una ventina.

Uno di loro, Yaya, racconta:

"Razzismo, crisi, la mafia: in Calabria c'è tutto, non so dire cosa abbia fatto bum, cosa abbia appiccato la miccia come dite voi. Vedi le mie mani? Le ho ridotte così anche per 15 euro al giorno pur di poter tirare avanti. E poi…Sai, basta, finito..Trattato sempre male"

Yaya e quelli come lui cercano una speranza in una città che purtroppo non è immune da alcune piaghe. Lo schiavismo c'è anche qui, anche se non abbiamo i campi di pomodori o di arance: c'è l'Ortomercato, ci sono i cantieri dove molti lavoratori stranieri vengono pagati in nero e sfruttati dai caporali.

E purtroppo c'è anche la 'ndrangheta, ne abbiamo parlato molte volte. Su IlGiorno di ieri era riportata un'intervista al magistrato Nicola Gratteri, procuratore aggiunto della Dda di Reggio Calabria, che ricordava come dietro i fatti di Rosarno ci sia proprio l'organizzazione mafiosa:

"Che sui fatti di Rosarno ci sa la regia della 'ndrangheta è chiaro, in quale percentuale e con quali reali obiettivi è da scoprire, ed è quello su cui stiamo lavorando. Parlare di azione delle cosche è riduttivo. Bisogna capire in che percentuale c'è la regia dell'organizzazione criminale calabrese , quali sono gli interessi e anche quali sono tutti gli attori in gioco"

Sembra che alcuni figli di boss siano stati filmati negli scontri. Gratteri ricorda anche che proprio il Nord e in particolare la Lombardia rappresentano "la metafora della ramificazione tentacolare della 'ndrangheta. La Lombardia è la Regione che più di ogni altra dà l'idea del dinamismo imprenditoriale della 'ndrangheta. Qui le 'ndrine sono ruscite perfettamente a clonarsi , senza rinunciare a nessuna delle loro caratteristiche d'origine , trasformando Milano in una delle centrali della cocaina".

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