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Mobbing: il giudice dispone l'archiviazione del caso della cassiera dell'Esselunga

 

Resterà avvolta nel mistero la vicenda della cassiera di un supermercato Esselunga di Milano che all'inizio del 2008 denunciò un caso di mobbing legato a una pausa pipì negata e un'aggressione da parte dei colleghi di lavoro nei giorni successivi alla denuncia.

Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Milano, Maria Grazia Domanico, ha disposto addirittura l'archiviazione del caso, perchè la donna "non è credibile".

Ecco cosa recita il decreto di archiviazione:

"A seguito di indagini accurate ed esaustive il pubblico ministero ha avanzato richiesta di archiviazione nei confronti del direttore del supermarket Esselunga di viale Papiniano e di quattro suoi collaboratori in relazione ai reati ipotizzati di lesioni, violenza privata e maltrattamenti ai danni della dipendente"

Il giudice avrebbe rilevato che sono "inesistenti" i comportamenti "vessatori ai danni della dipendente".

Maria Del Rosario Bolognesi Garanzatua era assunta nel supermercato dal 2004 e il 2 febbraio 2008 aveva denunciato di essersi vista negare il permesso di andare in bagno. La donna aveva anche denunciato una aggressione il 28 febbraio, presso la toilette del supermercato in seguito alla sua prima denuncia.

Il giudice ha rilevato che "le problematiche, pure esistenti, che la vittima diverse volte aveva evidenziato e che apparivano collegate a disagi sul luogo di lavoro, anche con riferimento al rapporto con clienti, sono state bene poste in luce dalla dottoressa Cinzia Capitanio, psichiatra presso il CPS (Centro Psico Sociale) di zona 18 che ha avuto in cura l'interessata dal 1997 al 2007 e appaiono strettamente collegate ai disturbi psichici e allo stato di sofferenza psicologica della parte lesa, esattamente diagnosticato".

Notare però le parole di Roberta Musu, la sindacalista della Uil che aveva raccolto la denuncia della cassiera, riportate da Repubblica il 19 ottobre scorso:

"Io l'ho vista, quando è stata picchiata: se è riuscita a farsi da sola quello che aveva, tanto di cappello…"

Quest'anno inoltre si era verificata un'altra vicenda analoga, anche se la lavoratrice era assunta in un'altra catena di supermercati.

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