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Influenza A, il dato più concreto è la mancanza di camici bianchi sul territorio

La storia del virus H1N1 continua a mietere più scalpore che vittime accertate, specialmente se stiamo a guardare l'andamento della psicosi collettiva che ha reso l'influenza cosiddetta "suina" l'argomento di discussione più gettonato nei servizi televisivi, tra le colonne dei giornali e, quindi, conseguentemente, all'interno dei discorsi dei comuni cittadini.

Che ci sia un comprensibile stato di allerta nei confronti dei rischi di contagio, non stupisce affatto. Ciò che stupisce è invece lo stato dell'informazione attuale sugli effetti della nevrosi collettiva scaturita dal timore di non essere in grado di saper riconoscere la differenza tra influenza stagionale e virus H1N1, nonostante su questo argomento i media si siano spesi parecchio per evitare confusione.

La gente è preoccupata ma sa gestire con ragionevolezza i primi sintomi che si presentano, oppure è vero che al primo segnale di malessere moltitudini di cittadini si fiondano al pronto soccorso per ricevere cure e rassicurazioni?

Secondo Il Giornale, i milanesi hanno compreso perfettamente i messaggi lanciati dagli organi di informazione e disertano con grande compostezza pronto soccorso e astanterie ospedaliere. In barba alla psicosi sembra che, come affermato dai membri del Policlinico e del Niguarda, "l'andirivieni sia in linea con le altre giornate".

L'assessore Bresciani, in coro con gli appelli delle autorità sanitarie degli ultimi giorni, a tal proposito ribadisce che in effetti l'influenza da virus H1N1 "è molto meno lesiva di quella stagionale. L'indice di mortalità previsto è lo 0,3-0,4 per mille, contro l'1 per mille della stagionale. Il triplo".

I dati de La Repubblica contraddicono però questo panorama di calma e self control. Sembra, infatti, che gli ospedali nel weekend siano stati piuttosto affollati e che le linee del centralino della guardia medica siano state prese letteralmente d'assalto, totalizzando complessivamente circa il 50 per cento di chiamate in più della media e tre ore di ritardo per le visite a domicilio.

Alla nevrosi generale da contagio, che sia essa concreta o apparente va aggiunto però il fatto  oggettivo che il numero di camici bianchi a disposizione non è per nulla all'altezza della quantità di richieste di intervento.

Giovanni Campolongo, responsabile provinciale dello Snami, uno dei sindacati di categoria denuncia la carenza di medici: "Per ogni turno ce ne sono cinque che rispondono alle chiamate e undici sul territorio, oltre ai cinque ambulatori aperti. Ma sono insufficienti: dovremmo essere almeno il doppio. Se l'Asl non ci dà nuove forze siamo pronti anche a scioperare".

E se il cittadino deve dire grazie anche alle associazioni non profit che, forti di moltissimi volontari, riescono a tappare i buchi di una sanità "istituzionale" che non sempre è in grado di far fronte a questa e ad altre emergenze, è delle ultime ore la notizia che chiuderà il servizio pediatrico della Croce Rosa Celeste.

La Croce Rosa Celeste che aveva proprio fatto un appello pochi giorni fa per la ricerca di nuovo personale medico, offriva in tutta la città di Milano e nei paesi dell'hinterland un servizio medico pediatrico a pagamento, durante le fasce orarie in cui era difficile raggiungere il proprio pediatra di base, e ora è purtroppo costretta ad una decisione drastica: la chiusura del servizio pediatrico, a causa dell'assenza di pediatri.
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