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Duro colpo alla 'ndrangheta made in Milano con l'operazione "Parco Sud": 17 arresti e 48 perquisizioni

A Milano la mafia non c'è. Nossignore. Parola di Letizia Moratti (Repubblica ricorda il suo intervento ad Annozero) e non solo. Leggiamo però oggi di una maxi-operazione anti-'ndrangheta condotta dalla Dia che ha dato un nuovo duro colpo alla cosca Barbaro-Papalia di Platì. Sono state eseguite 17 ordinanze di custodia cautelare e una cinquantina di perquisizioni nei confronti di 48 persone indagate perché ritenute affiliate ad associazione per delinquere di stampo mafioso.

Solo qualche settimana fa vi parlavamo dell'attore sotto scorta Giulio Cavalli (qui la nostra intervista) e del suo spettacolo "A cento passi dal Duomo" che accusa il silenzio sul problema delle infiltrazioni mafiose nelle imprese. Questione ribadita anche dai procuratori antimafia come Ingroia, dai giornalisti Giuseppe Caruso e Davide Carlucci ai nostri microfoni e dal sostituto procuratore di Monza Walter Mapelli (notizia riportata dal Corriere del 29 ottobre).

La 'ndrina Barbaro-Papalia è radicata nell'hinterland sud di Milano da 30 anni. L'operazione è il risultato di un'indagine durata due anni. Sotto accusa anche il traffico di stupefacenti e di armi e numerosi episodi estorsivi e intimidatori ai danni di imprenditori che non accettavano di piegarsi alle richieste del clan (fonte immagine).

Il procuratore capo di Milano Manlio Minale ha parlato di un'operazione "che ha accertato per la prima volta come alcuni imprenditori lombardi si siano sottomessi all'associazione mafiosa, l'abbiano fiancheggiata, approfittando per propri fini".

Come segnala Repubblica infatti tra i soggetti arrestati ci sono imprenditori edili e immobiliari che hanno accettato le logiche mafiose e un perito arrestato di corruzione dopo aver accettato una mazzetta per agevolare un'operazione economica della cosca. Risultano indagati alcuni dipendenti di amministrazioni comunali addetti al rilascio di pratiche edilizie e un cancelliere del tribunale.

Gli arrestati appartengono alla cosiddetta 'terza generazione'. L'organizzazione aveva il monopolio del movimento terra e dello smaltimento rifiuti. Era infiltrata anche in cantieri come il raddoppio della Milano-Mortara e la Tav.

L'imprenditore Andrea Madaffari diceva in una intercettazione:

"Tu sai meglio di me, nell’edilizia bisogna spesso rispettare degli equilibri. A volte devi dare la possibilità di fare delle demolizioni a qualcuno, altre volte la costruzione all'altro… è un discorso di reciproche soddisfazioni…La comunità calabrese è assolutamente ben radicata e quindi siamo circondati, a parte che siamo noi tutti calabresi.. quelli che fanno gli scavi è gente di Platì"

Il Madaffari e il socio Alfredo Iorio (presidente del Cusago calcio) puntavano all'acquisto e alla ristrutturazione del castello di Cusago, dove riciclare milioni di euro. Ne parla anche GiornaleLibero.com.

Per convincere gli imprenditori a stare dalla loro parte, come riporta il Corriere, la cosca utilizzava metodi ben precisi:

"auto­mezzi fatti saltare in aria, agen­zie immobiliari bruciate, gente dubbiosa persuasa da colpi di pistola sparati alle finestre del­la camera da letto, un perito del Tribunale corrotto per comprare a prezzo straccia­to un prezioso terreno alle aste giudiziarie. E imprenditori mezzo terrorizzati e mezzo col­lusi con chi tra l'altro dava asi­lo a un latitante in fuga dal­l’Aspromonte; seppelliva detri­ti non nelle apposite discariche ma in un cantiere sulla linea ferroviaria Milano-Mortara; e in una Lancia Lybra nascosta in un box di Assago custodiva un arsenale di mitragliatori, pisto­le semiautomatiche, fucili, bombe a mano di fabbricazio­ne jugoslava"

Ilda Boccassini lancia un appello ben preciso:

"Gli imprenditori devono capire che devono stare con lo Stato o contro lo Stato"

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