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Crisi, un quinto dei lombardi è senza lavoro: dalle multinazionali i tagli più consistenti

Le previsioni più ottimistiche parlano di una ripresa generalizzata che si concretizzerà nei prossimi due o tre anni, senza però mai raggiungere i livelli pre-crisi. Colpa di un indebitamento eccessivo che ha portato ad una sopravvalutazione delle possibilità di spesa e di investimento.

A ciò si aggiunge la speculazione delle grandi multinazionali che in Lombardia non hanno guardato in faccia nessuno quando si è trattato di operare chirurgici tagli al personale. Sono circa 520 mila i lavoratori che a vario titolo hanno perso il posto di lavoro nel biennio 2007 – 2009 e il dato non sembra destinato a migliorare nei prossimi mesi, nonostante l'estate abbia segnato una timida inversione di tendenza (fonte immagine).

Il pensiero va ai dipendenti della Lares di Paderno Dugnano, a quelli della Tenaris di Dalmine, della Nokia Siemens di Cassina de' Pecchi, o a quelli della Alcatel di Settimo Milanese. Poi ci sono situazioni croniche come quella dell' Alfa di Arese, ulteriormente aggravate dalla recessione economica e finite ormai nel dimenticatoio, e che, di tanto in tanto provano a riconquistarsi l'attenzione di media ed istituzioni tra una protesta in piazza e una sull'autostrada.

A difendere gli operai dell'Alfa di Arese è rimasta ormai soltanto Rifondazione Comunista. Il suo portavoce Nello Patta oggi si è espresso così: "Formigoni dovrebbe pensare a mantenere le tante promesse fatte e mai mantenute sull'area dell'Alfa Romeo di Arese. Un'area strategica sulla quale è possibile ripensare forme di reintroduzione di manifatturiero e di altre attività ad alto tasso di contenuto di ricerca, di innovazione. Tutti gli appetiti del centro destra sono invece legati solo ed esclusivamente all'Expo 2015, con il rischio che anche l'area dell'Alfa venga destinata a grandi ipermercati e alla speculazione edilizia".

Il manifatturiero crolla di pari passo con le esportazioni, ma non sono le piccole e medie imprese le maggiori responsabili del crescente tasso di disoccupazione nella nostra regione. "Per le Pmi il problema oggi è poter contare sulle risorse per la cassa anche nel 2010 – puntualizza Fulvia Colombini del­la segreteria Cgil regionale – perché la cassa in deroga vale per un anno. Un lasso di tempo che per molti si esaurirà a bre­ve" .

I sindacati puntano il dito contro i grandi gruppi industriali che avrebbero approfittato della crisi per fare ciò che con un bruttissimo termine si chiama "ristrutturare". "Nei primi dieci mesi di quest'anno nelle imprese private lombarde sono stati cancellati 42.809 posti di lavoro. Di questi – spiega la Cisl Regionale15.784 sono stati persi in aziende con più di 15 dipendenti e altri 26.945 nelle imprese più piccole. Completano il quadro 80 lavoratori frontalieri".

Mala tempora currunt. Non resta che sperare nell'artigianato, l'unico settore, almeno secondo l'assessore alla Famiglia e Solidarietà sociale della Regione Lombardia Giulio Boscagli, in grado di rilanciare l'economia regionale.

In alternatva, provare a seguire l'esempio della Metalcam di Breno, dove i dipendenti, già nel 2006 erano diventati titolari del 10% dell'azienda, seguendo quel principio secondo cui un maggiore coinvolgimento dei lavoratori significa anche maggiori risultati in termini di produttività. Sempre che la proprietà sia d'accordo.

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