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Attentato a Milano, il ritratto di Mohamed Game: abusivo in una casa popolare, debiti, processi, malattie e fede ritrovata

Si tratta di "atti poco controllabili", come spiega in un'intervista a Repubblica Renzo Guolo, sociologo esperto dell'Islam. In effetti, se verrà confermato che i tre organizzatori dell'attentato di ieri alla caserma Santa Barbara (qui trovate la nostra video diretta, qui tutte le interviste a cittadini, politici e militari e qui le foto) sono solo tre 'teste calde' non appartenenti a gruppi di terroristi organizzati, la situazione si fa preoccupante. Come è possibile prevedere le azioni di pochi attentatori isolati?

La bomba di ieri poteva fare numerosi danni se fosse esplosa completamente, come ha spiegato anche Riccardo De Corato. Fortunatamente non ci sono state vittime. Ma gli altri 'effetti collaterali', diciamo così, dell'attentato però si vedono subito.

Nonostante l'appello di Carlo Monguzziper non scatenare una "caccia all'uomo" (che comunque chiede di "intensificare in quantità e qualità i controlli, rendendo soprattutto più efficace il lavoro di prevenzione"), si riesuma la "questione moschea" (foto IlGiornale).

Infatti, come spiega il vicesindaco, "che l'attentatore alla ca­serma Perrucchetti sia un fre­quentatore di viale Jenner co­me afferma il portavoce Shaari è la chiara dimostrazione che la questione della moschea a Mila­no non ha nulla a che vedere con i problemi urbanistici, ma è direttamente collegata alla si­curezza. Prima di autorizzare la nascita di nuovi luoghi di culto per gli islamici bisogna affrontare la questione direttamente con il ministero degli Interni. Dei 48 mila musulmani regolari pre­senti a Milano, alla fine sono meno di 5mila quelli che si reca­no a pregare al venerdì o per il Ramadan nei luoghi di culto. La presunta carenza di spazi è invece lamentata da poche cen­tinaia di islamici convergenti nella discussa struttura di viale Jenner, guidata da personaggi come il portavoce Abdel Shaari, non gradito a un grande Paese musulmano come l'Egitto, e l'imam Abu Imad, condannato in secondo grado per terrori­smo". Il significato tra le righe è evidente.

In Comune la mozione del centrodestra è stata rimandata. Moschea sì, ma a condizioni ben precise. Il centro di viale Jenner però va sicuramente chiuso, come ricorda il portavoce del comitato Jenner Farini sul Corriere.

I vicini di casa intanto parlano di lui come di un ti­po tranquillo, e la stessa compagna, una italiana di origini pugliesi, si è detta stupita del gesto. Game abita da abusivo dal 2002 in una casa popolare in via Civitali, nel quartiere San Siro, che ha occupato entrando da un balcone. La situazione sarebbe nota alla società di gestione che non ha proceduto ad azioni di sgombero per la presenza dei figli piccoli della coppia e lo stato di gravidanza della donna.

Sembra che negli ultimi tempi l'uomo avrebbe manifestato una insofferenza nei confronti della presenza italiana in Afghanistan dopo l'attentato di Kabul in cui morirono sei parà italiani: "Se ne devono torna­re a casa, altrimenti queste cose suc­cederanno ancora. In Afghanistan non ci devono più stare. Qualcuno deve farglielo capire". Certo, con il senno di poi è inevitabile fare un collegamento, ma sono molti coloro chehanno detto una frase simile in occasione della strage. Non musulmani. Inoltre ieri è stato smentito che Mohamed abbia detto una frase riferita ai soldati al momento dell'attentato (riguardate l'intervista al colonnello Giuseppe Affini). Mohammad poi si sarebbe anche avvicinato da poco alla religione, non sarebbe un frequentatore abituale della moschea.

Il quotidiano CronacaQui aveva parlato di lui proprio qualche mese fa come di un cittadino che tirava a campare.

Mentre è ancora in un letto di ospedale, resta da chiarire cosa abbia spinto Game a compiere questo gesto (terrorismo, perdita di lavoro, mancanza di denaro, il processo per sfruttamento del lavoro nero in corso a suo carico, depressione), come lo ha organizzato e che ruolo hanno avuto i due presunti complici fermati stanotte.

Un amico spiega che "la sua vita ormai era rovinata, non ce la fa­ceva più. Magari pensava anche di uccidersi. Stretto in quella depres­sione, cercava una causa, qualcosa a cui attaccarsi". L'islam radicale, come spiega Repubblica.

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