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Weekend di violenza a Milano: stupro fuori dalla discoteca Zoe e sparatoria in stile mafioso a Quarto Oggiaro

Una sparatoria in stile mafioso quella che è costata la vita a Francesco Crisafulli, 57 anni, pregiudicato, ucciso a Quarto Oggiaro. Crisafulli è membro di una famiglia di criminali impegnata nel traffico di droga: è fratello di Alessandro e Biagio Crisafulli, condannati all'ergastolo per associazione per delinquere finalizzato al traffico internazionale di stupefacenti.

La sparatoria è stata violentissima con fuggi fuggi generale e a terra oltre al morto, freddato con quattro colpi di arma da fuoco, sono rimasti anche tre feriti colpiti a braccia e gambe. Uno di loro era in arresto cardiaco, è stato rianimato ed è stato portato subito in ospedale considerate le sue gravi condizioni.

I testimoni raccontano di aver visto una persona armata entrare nel bar Quinto di via Satta all'angolo con via Pascarella e sparare all'impazzata. Chi abita nella zona ha sentito tutto.

Ma Milano è stata sconvolta da un altro brutto fatto di cronaca: sabato notte fuori dalla discoteca Zoe di Baggio si è consumato un brutale stupro ai danni di una trentenne, Federica (una "dark" a detta dei quotidiani, ma lasciamo perdere queste inutili e colorite descrizioni delo strano popolo della discoteca che partecipa alle serate con "musica elettronica a palla con partecipanti in abiti neri, e collane con crocifissi").

La giovane è stata soccorsa alle 6 da una volante che l'ha trovata mentre piangeva seduta su un marciapiede in via Anselmo da Baggio con i vestiti sporchi di terra.

Ancora in stato di choc è riuscita a descrivere il suo aggressore che l'ha avvicinata mentre lei stava aspettando gli amici: l'uomo l'ha invitata a seguirlo, ma di fronte al suo rifiuto l'ha trascinata con forza nei giardini pubblici dove l'ha violentata. Si sarebbe poi avvicinato anche un altro uomo che ha iniziato a palpeggiarla e solo allora lei è riuscita a divincolarsi e a scappare.

I due aggressori, Toufik Mansour e Said Ait (entrambi marocchini), pare non si conoscano e fortunatamente sono stati arrestati poco dopo grazie proprio all'identikit. Uno era a casa a litigare con la fidanzata e l'altro era nascosto in un capannone abbandonato lì vicino, racconta Repubblica. Il violentatore aveva ancora con se il braccialetto della vittima, come "cimelio" della sua opera.

Notitia Criminis nel parlare della vicenda chiede giustamente maggior sicurezza per noi donne, che vogliamo sentirci libere di "uscire e aspettare gli amici su una strada a qualsiasi ora, di camminare o fare jogging nel parco, di prendere i mezzi pubblici anche se deserti, il tutto senza rischiare di subire violenza", con qualche controllo in più e maggior certezza della pena per gli stupratori. Anche se, secondo un sondaggio choc pubblicato oggi da AdKronos, le donne stuprate "se la vanno a cercare", magari come suggerisce sempre Repubblica nella sua descrizione del fatto ("bevendo un bicchiere di troppo").

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