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Reazioni alla sentenza del tabaccaio Giovanni Petrali, l'intervista alla Federazione Italiana Tabaccai

Le condanna a un anno e otto mesi di carcere comminata al tabaccaio Giovanni Petrali, che nel 2003 uccise uno dei due rapinatori che lo avevano aggredito nel suo esercizio, continua a far discutere (foto Milanomia). Avevamo sentito le opinioni a caldo dei cittadini il giorno dopo la sentenza.

Vi avevamo poi proposto le interviste a Matteo Salvini e Davide Boni, che il giorno della sentenza avevano organizzato fuori dal tribunale una manifestazione di solidarietà. Abbiamo raggiunto anche l'ufficio stampa della Federazione Italiana Tabaccai che ha risposto alle nostre domande.

I tabaccai, come i gioieillieri e i farmacisti, sono tra le categorie più colpite dalle rapine. Qual è la vostra reazione alla sentenza Petrali?

Come hai detto tu si tratta di una delle categorie più colpite da furti e da rapine. Noi nel 2007 avevamo già provato a portare alla luce il problema durante una manifestazione nazionale, allora c'era il governo Prodi. Governo che ci ha ascoltato e ha provato a trovare una soluzione. Il nord è particolarmente colpito da questi avvenimenti e si tratta di un problema molto sentito dalla categoria. Noi come federazione suggeriamo di non armarsi ma di opporre le armi della legalità a chi usa altre armi. Insomma, i tabaccai non sono dei marines, non sono abituati a subire attacchi di violenza. Di conseguenza è molto più facile farsi prendere dal panico in situazioni come quella di Petrali.

Quindi la reazione di Petrali è comprensibile?

C'è da considerare che il tabaccaio di Milano aveva subito già 3 rapine in pochi giorni. E' comprensibile scattare. I giudici hanno riconosciuto l'attenuante. Noi suggeriamo sempre di opporre resistenza passiva e di difendersi con sistemi "alternativi" come la videosorveglianza.

Avete visto che la Lega ha organizzato un presidio di solidarietà per il tabaccaio?

Sì. Non commentiamo per non entrare nel merito. Però c'è da sottolineare che i cittadini percepiscono uno stato di pericolo. Abbiamo visto che anche i commercianti sono stati solidali con lui. Noi ribadiamo però che non bisogna arrivare al "far-west".

Cosa suggerireste di fare al Governo in merito al vostro problema?

Noi chiediamo la certezza della pena per chi delinque (visto che spesso chi fa una rapina esce dal carcere e ricomincia). Bisogna anche inaspire le pene per i recidivi. Lo Stato, il governo Prodi prima e quello Berlusconi poi, ci sono venuti incontro e hanno fatto un passo in avanti dando incentivi ai tabaccai per installare impianti di videosorveglianza, visto che prima era una spesa tutta a carico del tabaccaio. C'è anche da considerare un fatto: quando un tabaccaio viene rapinato perde non solo i soldi suoi, ma anche i soldi che deve dare allo Stato provenienti dalle vendite di sigarette. Se li perde in una rapina deve comunque ridarli indietro.

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