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A Limbiate un giovane finisce ai domiciliari su una panchina perchè la sua famiglia non lo vuole più

Quando si ruba il carcere può essere un inconveniente a cui si è abituati: così è stato per un ladro di 35 anni beccato per l'ennesima volta in un appartamento intento a svaligiare. Ormai aveva già proteso i polsi verso i poliziotti convinto che lo portassero in carcere a passare le feste di Natale e invece no (foto Flickr di OcchiRivoluzionari).

Dopo l'ennesimo furto il giovane infatti è stato condannato ai domiciliari. Poco male, se non fosse che la sua famiglia, arcistufa ed esasperata dal suo comportamento non l'ha più voluto in casa. Per cui il giovane è stato condannato a scontare i domiciliari su una panchina. Al fresco nel vero senso del termine.

Il padre e il fratello del ladro non c'è stata nessuna marcia indietro, comprensibilmente viste le abitudini del figlio

"Non siamo degli orchi… noi siamo dispiaciuti, sinceramente dispiaciuti, ma non ce la sentiamo più di tenerlo in casa. Da tempo, siamo ai ferri corti, è inutile che ci giriamo intorno. Gli avevamo chiesto tante volte di smettere di rubare e di cercare un lavoro onesto, ma ogni volta dopo aver giurato che avrebbe cambiato radicalmente vita lui che cosa ti faceva? Il solito: lui finiva di nuovo in carcere"

Chissà se il soggiorno forzato sulla panchina del parco pubblico di via Trieste a Limbiate farà rinsavire finalmente il giovane tanto da fargli abbandonare il suo vizietto.

A ripararlo soltanto una coperta e qualche scatola di cartone o i giochi dei bambini come la casetta di legno o il tubo di cemento.

Una pensionata ha raccontato al Corriere che il ragazzo gli fa tenerezza.

"Avrebbe potuto essere mio nipote e, senta, glielo confesso, qualche volta gli ho portato anche qualcosa da mangiare, qualche maglione, una coperta"

Per lo meno i carabinieri lì lo hanno messo e lì lui è rimasto. Ieri un'amica si è impietosita e lo ha accolto in casa sua. Che stavolta gli sia servito davvero di lezione.

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