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Maria Teresa D'Abdon e Paola Caio: due mamme chiedono giustizia per la morte delle figlie davanti a San Vittore

Monica Da Boit aveva 31 anni. Monica Ravizza ne aveva 29. Stessi nomi e stesso tragico destino di morte. Uccise entrambe dai loro compagni di vita: una ammazzata di botte, dopo che ne aveva prese tante per tanto tempo, l'altra accoltellata sei volte perchè era incinta e non voleva sposare il padre del suo bambino (il fidanzato ha persino dato fuoco al corpo).

Le loro mamme (Paola Caio e Maria Teresa D'Abdon), con grande coraggio, stanno manifestando da ieri davanti al carcere di San Vittore con altri membri dell'Associazione Italiana Vittime della Violenza, molti dei quali hanno perso familiari per mani di folli assassini. Stanno facendo anche uno sciopero della fame per farsi ascoltare dal ministro Alfano.

Protestano contro la facilità di scarcerazione di criminali del genere, che una volta in galera si fanno qualche anno, poi, si comportano bene in carcere, fanno i detenuti modello, vanno a messa e ricevono permessi premio. Cosa che contrasta con l'atrocità di quello che hanno commesso. In questi giorni infatti, ciliegina sulla torta, si parla molto di Pietro Maso, il giovane che uccise i genitori per impossessarsi dell'eredità e ora in semilibertà o Ferdinando Carretta, che uccise anche lui i familiari.

L'Associazione Italiana Vittime della Violenza vuole mettere in guardia, perchè non è la prima volta che capitano cose del genere. E le loro due figlie non sono le sole ad essere state uccise da compagni incapaci di reggere l' "affronto" della separazione o da compagni violenti, o dediti all'abuso di sostanze di vario genere. E' uno stillicidio continuo.

I loro nomi fanno scalpore per pochi giorni e poi tutto finisce nel dimenticatoio. Ma una madre e un padre non dimenticano: le due Moniche come Jennifer Zacconi, Antonella Multari, Deborah Rizzato o Stella Palermo. Molte di queste storie sono state raccontate nella trasmissione di Rai Tre Amore Criminale.

Donne che non vengono difese: donne che denunciano decine di volte le botte, le minacce, le telefonate in cui questi futuri assassini le minacciano di morte (basta leggere le trascrizioni di quelle di Antonella Multari per farsi un'idea della pericolosità di questi pazzi). Le diffide non bastano, non basta un foglietto che "obblighi" i delinquenti a tenersi lontani a tot metri. Basta guardare le pagine di cronaca. I segnali di allarme sono molti, ma sembrano ignorati. Fino alla tragedia finale.

Una volta in galera però gli assassini devono scontare ogni singolo giorno di carcere, senza sconti nè premi. E' questo che chiedono Maria Teresa D'Abdon e Paola Caio 

Abbiamo anche incontrato l'assessore Davide Boni che è vicino all'associazione e dal suo blog ha lanciato l'invito per la protesta

[…]niente sconti. Niente privilegi. Anche il mutuo è una bella galera, se mi passate il parallelismo… ma mica perchè uno è ligio al dovere, regolare nei pagamenti e, magari, stringendo un po'la cinghia riesce a versare qualcosa in più al mese… gli scontano rate…o no?…picche.. si paga tutto fino in fondo..
Figuriamoci se non deve pagare tutto e fino in fondo chi uccide un'altra persona.

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