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Caro prezzi ovunque, ma a Milano sempre di più: è la città più cara

Pane e latte da mettere in cassaforte talmente sono cari. Milano straccia tutti con un primato poco invidiabile: è la città più cara. Il Corriere riporta una ricerca realizzata dalla Camera di Commercio di Monza he rivela dati decisamente allarmanti per cittadini. In tutta Italia si registra un aumento dei prezzi, ma a Milano la spesa è sempre più cara. Anche rispetto alle altre città lombarde.

L'aumento è dell' 8,4% e il pane raggiunge prezzi da capogiro.

La Camera di Commercio di Monza ha preso sette città (Napoli, Firenze, Roma, Torino, Bologna, Genova e Milano) e venti prodotti (pane, latte, carne, olio extravergine e acqua minerale). Rispetto ai prezzi nazionali, Milano è sempre più cara. Ma è in buona compagnia con altre città del Nord: Genova (aumenti del 7,7%), Bologna (aumenti del 6%) e Torino (aumenti del 3%). A Roma ci sono aumenti del 2%.

Le città più "economiche" invece sono Napoli, dove si paga meno del 13%, e Firenza, con meno 6%.

Basta però fare qualche chilometro, e arrivare a Como, per spendere il 7 % in meno rispetto alla media lombarda. Anche Brescie è meno cara del 2,4%. Cremona e Bergamo sono di poco meno care visto che le percentuali si aggirano rispettivamente allo 0,8% e 0,4%. 

Ma veniamo al tasto dolente: il pane. A Milano costa 3,60 euro, a Firenze 1,83, a Napoli 1,92, a Roma 2,28, a Torino 2,45.

I consumatori, che sono i primi a essere toccati, accusano che il famigerato "sconto" da 3,60 a 3 euro al chilo, promesso da alcuni panificatori, non viene rispettato. Così come per altre iniziative. Alcuni dipendenti non sarebbero informati. Vi aveamo già denunciato pochi mesi fa che pochi panettieri non manterrebbero l'impegno per il contenimento dei costi. Le associazioni dei consumatori affermano anche che fare il pane costa 1,60 euro al chilo e si potrebbe vendere addirittura a 2 euro.

Ma i panificatori si difendono, sostenendo che solo l'anno scorso hanno chiuso 25 panifici. E ribattono che se il 20% dei punti vendita sono in mano agli extracomunitari, è dimostrazione che il loro mestiere non permette guadagni straordinari.

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