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Emergenza Rom, Penati e Lombardi ancora sul piede di guerra: intanto i nomadi tornano a casa

I rom ormai sono diventati il vero pomo della discordia fra Filippo Penati e il prefetto, futuro commissario straordinario per l'emergenza rom, Gian Valerio Lombardi.

Penati ribadisce il suo NO secco allo spostamento dei nomadi in provincia proposto dal prefetto, che ovviamente nega di aver detto di voler ridistribuire i rom nel territorio della provincia di Milano (e allora dove voleva "ridistribuirli"?). E rinfaccia a Penati di essere stato proprio lui a indicarlo per il ruolo di commissario straordinario. La Moratti invece si è mostrata d'accordo con il prefetto, sostenendo che la ridistribuzione contestata era già prevista nel piano sicurezza, e prevede che ciascun territorio assorba le presenze a seconda della propria capacità. Il principio "un po' per ciascuno non fa male a nessuno" insomma.

Unico punto fermo l'eccessiva concentrazione di rom su Milano che è un dato di fatto. Ma certamente spostarli e basta non risolve il problema. Forse è più utile la proposta di Penati di controllare il flusso delle migrazioni, in modo da stabilire un numero chiuso, più facilmente controllabile. Ma quanto costa? E quanto le istituzioni sono disposte a spendere per tentare un vero processo di integrazione, con campi attrezzati, controlli sanitari, inserimento dei bambini a scuola e degli adulti al lavoro?

Nei campi nomadi si è creato un clima di paura, in parte fomentato da quello che è stato fatto a Napoli, tanto da spingere molti rom a tornare in Romania. Il consolato romeno rilascia ogni giorno 40 titoli di viaggio necessari per il rimpatrio.

Va applicata una politica seria e decisa di espulsioni per i delinquenti e accompagnamento alla frontiera per chi non ha mezzi di sussistenza come ribadisce Penati, in quanto la direttiva Ue prevede che i cittadini comunitari possono risiedere dove vogliono ma solo se dispongono di mezzi di sostentamento. Non si possono accettare le cose come stanno e se i nomadi si spalmassero su tutto il territorio si ripresentebbe nuovamente il problema. 

Don Gino Rigoldi, cappellano del Beccaria, in cui spesso finiscono giovani rom condannati per i piccoli reati di cui spesso sono protagonisti, ha scritto una cosa molto interessante sul Corriere  

[…]in Romania esiste una richiesta di lavoro molto superiore a quella italiana tanto che la Romania è costretta a chiedere l'immigrazione di operai cinesi e pachistani.

Sarebbe davvero curioso che i rom, venuti in Italia per cercare fortuna, alla fine la trovino invece nel loro Paese. Rigoldi racconta anche che alcuni amici tra le 1800 aziende italiane che operano in Romania hanno iniziato ad assumere rom e li hanno trovati operai molti attivi. Comunque ribadisce che chi commette reati debba essere punito. Senza dimenticare che si ha comunque a che fare con persone. Proprio per questo Photofinish parla di un libro fotografico per conoscere meglio la loro cultura.

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