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Grande Sud: l'ultimo album di Eugenio Bennato, fra tradizione e innovazione

Chi porta il sud nel cuore non potrà fare a meno di riconoscersi nelle parole di "Grande Sud", l'ultimo lavoro di Eugenio Bennato, presentato giovedì sera alla Feltrinelli di Piazza Piemonte.

Il suo genere tradizionale e ricercato stravolge il grande pubblico nel 1969, proprio quando tutti impazzivano per la Beat Generation, <e noi abbiamo tirato fuori il mandolino – scherza Bennato – fondando la Nuova Compagnia di Canto Popolare>, che oggi è promotrice e modello per tutti i musicisti e autori di canto popolare.

Dalle note di "Musica Nova" e "Novella" alle canzoni scritte in collaborazione con il fratello Edoardo per il film di animazione "Totò Sapore", questo straordinario musicista tradizionalista quanto innovatore non ha mai smesso di suonare e comporre sulla base della "tamburriata", il genere storico che nasce nella Napoli povera e gioviale di altri tempi, immagine che oggi si affianca alla bruttura delle strade sporche di rifiuti.

Nelle note delle sue canzoni c'è tutto il fascino del sud, c'è la magia del Mediterraneo e dei popoli di diverse etnie che si incontrano e restano legati dalle semplici note del tamburello. Che oggi sarà anche uno strumento di disuso, ma non per Bennato per cui invece, continua a trasmettere la ricchezza del suono.

Non solo, ma il musicista napoletano ha anche fondato una vera e propria scuola di tamburriata a Bologna , insomma una bella sfida. E per completare l'opera Bennato ha anche fondato la "Tarantapower", un vero e proprio movimento che arricchisce la tamburriata di contaminazioni musicali popolari dei Paesi che bagnano il Mediterraneo, ed è diventata una "forma di energia" che oggi è molto più famosa all'estero che in Italia.

Il ballo della taranta, che si suona sulle basi della tamburriata, ha origini antichissime. La leggenda narra che chi veniva morso dalla taranta, un ragno velenoso il cui veleno faceva venire le convulsioni al "tarantato", si muoveva come se stesse ballando impazzito, e da qui deriva il nome di tarantella.

Anche dopo che questo ballo venne bandito, ci ha raccontato Bennato, quando qualcuno veniva morso e chiedeva al prete un rimedio per guarire, il consiglio era quello di ballare la tarantella e poi di fare un bel pellegrinaggio fino a Galatina, vicino Lecce per guarire completamente.

Oggi sono sempre di più i giovanissimi artisti che si avvicinano a questo genere storico, per questo forse la tradizione non è così a rischio, in altre parole la tarantella è stata capace di riscoprirsi e rigenerarsi, grazie anche alle tendenze musicali che arrivano dal Marocco, dalla Turchia, dal Libano e che hanno permesso uno svecchiamento della tamburriata e una sua rinascita anche nelle scuole di musica.

La chitarra battente per esempio, uno strumento che per un periodo si è suonato sempre meno, conserva ancora nelle sue corde tutta la poesia dei naviganti, degli emigranti, di quel sud sempre troppo lontano, ma che per molti è stato un punto di partenza.

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