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Dopo l'Hollywood chiude il Tocqueville, la guerra alle "disco vip" è iniziata

Siamo convinti che molti esulteranno, tanti altri invece si metteranno le mani nei capelli. I primi saranno coloro che in questi luoghi di divertimento vedono solo un inutile status symbol che sta rovinando la nostra generazione, i secondi invece sono coloro che fanno parte della presunta generazione rovinata. Una "generazione allungata", che copre differenti fasce d''età. Quindi ci correggiamo subito e sostituiamo generazione con parte della cittadinanza, almeno non facciamo distinzioni d'età, visto che si va dai sedicenni ai cinquantenni.

Insomma, bando alle ciance. Dopo l'Hollywood chiude anche il Tocqueville (nella foto tratta da Milano Tonight). Almeno per questo weekend. 

Scrive Affari Italiani: Per il sollievo di Carlo Bondavalli, azionista di riferimento della società che gestisce il Tocqueville, il provvedimento di chiusura durerà solo fino al 30 marzo, dopo un ricorso al Tar che tuttavia ha avuto esito negativo.

"Il motivo di questa chiusura? Il problema che c'era stato da noi – spiega l'avvocato ad Affari – era che alcuni avventori dicevano di essere stati respinti dal servizio di accoglienza. La polizia, che era intervenuta, aveva riscontrato lo stato di ubriachezza, seppur in modo 'sintomatico' (cioè senza l'uso dell'etilometro, ndr). Tra l'altro, gli stessi avventori non avevano neppure sporto denuncia nei confronti di chi li avrebbe malmenati. Insomma, non si è avuto alcun riscontro. Per questo abbiamo fatto un ricorso al Tar che in un primo tempo ha concesso la sospensiva, ma poi non ha confermato il cautelare in sede consiliare. E quindi il provvedimento alla fine è stato applicato".

Ma a proposito di questo mondo, vi ricordate cosa avevamo scritto? Lo riproponiamo.

La Milano bene è sempre in C.so Como. Nel senso che lì vive e vegeta (seduta sui muretti) la Milano che ha i soldi e quella che vorrebbe averli, la Milano dell'ostentazione e quella che per ostentare fa finanziamenti da capogiro pur di avere una macchina che si noti.

Quando arrivi in c.so Como ti senti immerso in una giungla. Puoi trovarti a tuo agio, oppure sentirti disorientato. Ragazze con alti tacchi e vestiti da velina sorseggiano cocktail nella zona pedonale, mentre gli uomini scrutano la preda da portare nelle vicine discoteche.

E quegli uomini appartengono ad una duplice categoria. Quella del figlio di papà, che vedi in giacca e camicia bianca, jeans alla moda e scarpe da 500 euro, ed il tamarro che arriva con la canotta, i jeans, le scarpe da ginnastica e le braccia tutte tatuate.

Poi c'è la sfilata delle auto: grosse, potenti, parcheggiate in mezzo alla strada perchè se hai la macchina davanti al locale in c.so Como vuol dire che sei figo visto che i buttafuori ti hanno dato il permesso. Ma ci sono anche le moto, ovviamente parcheggiate nella zona pedonale, perchè se lasci il mezzo lontano poi devi fare troppa strada a piedi.

E poi? E poi c'è la droga. Tanta, se ne vede girare tanta. Cocaina soprattutto, ma anche "semplice erba" consumata senza farsi troppi probelmi mentre si sta seduti sulle panchine e sui muretti. 

Fa figo, fa veramente figo essere in c.so Como. Ogni tanto passa anche la vallettina, il calciatore, il tipo dello spettacolo che non sai chi à ma che fa notare la sua presenza.

E' un luogo di pura immagine. Ma l'immagine ha le sue regole: abbigliamento trandy, macchina per far esclamare Ohhh alle "tipe" e possibilmente cocaina in tasca. E' questa la moda. E ha un costo.
Ciò che più preoccupa è che spesso si vedono visi di adolescenti che in questa realtà sguazzano. Possibilmente bevuti o "impizzati". Sono loro le principali vittime del sistema, storditi come pochi da ciò che vedono intorno a loro.

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