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La sfida del popolo dei rave: il 5 aprile nuovo party in Lombardia, Cairate blindato

UPDATE 18.30: Come ci segnala nei commenti Franco, a quanto pare, il rave è stato annullato. Non possiamo averne la certezza, si tratta di poche righe che ne indicano la cancellazione. Staremo a vedere.

Ora ci si gioca un po' su. Dopo il grande trambusto mediatico scatenato dal rave di Segrate, nel quale ha perso la vita un diciannovenne, accantonato ormai il cordoglio per il giovane (siamo specialisti in ITalia da questo punto di vista), è già ora delle polemiche e di nuovi raduni che hanno tanto il sapore di sfida.

I sindaci del Varesotto sono già in ansia, pronti a bloccare i punti di accesso alla festa. Peccato che nessuno sappia ancora dove sarà questo rave. Queste le zone indicate: Castelveccana, Vedano Olona, Castellanza, Cairate. E diciamo indicate perchè già teatro di raduni o perchè hanno a disposizione zone che ben si prestano. Insomma, la caccia ai rave, diciamo per il prossimo mesetto, fino a quando tutto cadrà nell'oblio, è cominciata. Basterebbe strasene calmi un mesetto per far passare qualsiasi ansia ai sindaci. Passata la bufera, ne siamo convinti, i rave torneranno ad esserci come sempre senza che nessuno se ne occupi realmente. Ah, sì. Fino al prossimo morto, of course.

A Cairate, dove ci sono già stati due rave, l'ex cartiera Mayer é vigilata da guardie private. La strategia è questa. Vigilare i luoghi per negare l'accesso. Qui sotto intanto un nuovo video del rave di Segrate.

Però noi siamo cattivi, in realtà la battaglia anti rave, se leggiamo queste parole, non si è mai fermata.
Venerdì scorso la carovana techno diretta a Segrate, sembrava volesse fare meta a Cairate, piccolo comune nella Valle Olona che ospita un luogo «da sogno » per ogni raver: un'enorme cattedrale di ferro e cemento, sulle rive del fiume, dove esattamente un anno fa si svolse il «Teknival» di Pasqua. «All'antivigilia di Pasqua abbiamo saputo che i ravers avevano programmato un raduno in Lombardia — racconta il sindaco Clara Fanton —. Ci siamo allarmati e abbiamo subito mandato i vigili a pattugliare l'area dell'ex cartiera. Avevamo notizie di una carovana in arrivo da Torino. Abbiamo chiamato i carabinieri che hanno organizzato blocchi stradali e chiuso tutti gli accessi alla zona». Insomma, barricate. Un rave è un costo anche per le amministrazioni comunali. Un anno fa, a Cairate, con 2mila ragazzi assiepati tra i residui chimici, andò così: «I nostri quattro agenti — ricorda il sindaco — rimasero in servizio per tre giorni e tre notti, ventiquattr'ore su ventiquattro. Furono compilati verbali e denunce. Quel raduno ci è costato almeno diecimila euro di straordinari e spese varie ». Per il resto, ci ha rimesso la Sogeiva, la società pubblica di depurazione delle acque che è proprietaria dell'ex cartiera e che gestisce un depuratore in zona. «Quel rave — fa sapere la società — ci costò circa 40mila euro. I ravers fecero danni. Oltre 20mila sono stati usati per la pulizia, poi è stato necessario rifare le recinzioni, riparare inferriate e cancelli».Insomma, questi rave pesano anche sulle nostre tasche. Almeno così sembrerebbe. Però in Italia è impossibile in questo momento legiferare come siamo soliti fare nei momenti di pericolo, visto che ci sono le elezioni in ballo. Peccato che quando il governo sarà a pieno regime tutto questo trambusto sarà passato e i rave proseguiranno senza comparire sulle pagine dei giornali.

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