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Emergenza rom: tra espulsioni e baraccopoli

Sono i giorni caldi dell'entrata in vigore del decreto legge del Governo per l'espulsione immediata di immigrati condannati per reati di vario genere o ritenuti pericolosi per la sicurezza. Si inizia a fotografare una realtà ai margini della società, che da tempo convive con la vita civile, insediata tra le case del centro o nelle periferie. Baraccopoli che sorgono e scompaiono, a volte senza che nessuno se ne renda conto, ora sono sotto la lente di ingrandimento e nel mirino dei controlli perchè spariscano definitivamente.

Tutto è nato con l'esempio del campo nomadi regolare che si è cercato di mettere in piedi a Triboniano. In quel caso il comune si impose perchè venisse costruito un luogo "adatto" a chi doveva viverci – sempre di baracche si parla comunque – , monitorato dalle forze dell'ordine e accettato da chi abitando nella zona è stato posto davanti al fatto compiuto. Non è che quel caso sia stato un successone, lo sanno tutti, anche se su quel modello ne sono sorti altri e, soprattutto, è stata una toppa messa per nascondere tutte le altre decine (anche se un censimento preciso è pressochè impossibile) di campi irregolari che proliferano a Milano. Oggi, ci ricordiamo che in via Bovisasca di capanne di rifiuti e gente che ci vive in mezzo è pieno, come in via Dudovich o tra gli spazi che presto ospiteranno il nuovo campus della Bovisa.

Questi agglomerati di lamiere e cartone si sono evoluti nel tempo secondo le esigenze di chi li allestisce. Sono molto piccoli e facili da spostare. Così in caso di sgombero immediato, un immigrato ci prova a vedere se qualche via più in la riuscirà a rimanere, almeno fino al prossimo controllo. Teoricamente, nel momento dello sgombero degli abusivi, bisognerrebbe portare donne e bambini in centri di accoglienza per accertarne le condizioni di salute e pensare al da farsi. Ma adesso la legge permette il rimpatrio immediato e quindi via tutti senza pensarci, così si elimina alla radice anche il problema dei centri del comune stra-colmi. La parola chiave è:tolleranza zero. Peccato non sia una soluzione. Per chi viene cacciato è fin troppo facile trovare un modo per tornare.

Allora il punto è non lasciare tutto al caso, come è stato fatto fino a quanche tempo fa, ma non reprimere nemmeno tutto in una volta, perchè la storia ci insegna quanto questo sia stupido. A cosa serve la politica se non a trovare delle soluzioni a problemi civili. Si va in due direzioni. La prima: prendere in mano la situazione interna, quindi gli immigrati che sono già nel nostro paese, espellere sì chi mette in pericolo la sicurezza di tutti, ma pensare anche a politiche per chi ci prova a regolarizzarsi e rimanere. Seconda strada: occuparsi seriamente dei flussi migratori, soprattutto quelli clandestini, intervenire subito ed efficaciemente. E non lamentarsi solo, e come sempre, quando scoppia lo scandalo con misure di intervento sensazionalistiche ma senza futuro.

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