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Letizia Moratti: esiste il carovita, ma noi abbiamo abbassato le tasse

Lavorare, lavorare e ancora lavorare! E per cosa poi? Per arrivare immersi dai conti a fine mese e i soldi che non bastano mai. Nemmeno a Milano. E pensare che una volta il trasferimento verso il capoluogo lombardo pro lavoro redditizio era prassi comune.

Rocco e i suoi fratelli di Luchino Visconi o Il posto di Ermanno Olmi sono film che hanno fatto la storia raccontando la Milano del boom e dei grandi sogni di tutti.

Oggi il sogno è un pò annebbiato. Gli stipendi sotto la Madonnina sono più alti rispetto alla media nazionale, ma a sorpresa nasce un neologismo da far venire i brividi la tassa Milano.

E' la tassa non dichiarata che dimezza le buste paga dei milanesi causa affitto, trasporti, multe. In una parola carovita. E chi meglio dei meneghini sa di cosa stiamo parlando? Vivere in un bilocale, per esempio, costa come niente 1000 euro, in pratica come l'intero stipendio di autista.

Ma se va via tutto per la casa come si fa a pagare tutto il resto. Avere una macchina a breve sarà un lusso, tra aumento continuo del carburante, anche per il parcheggio, le multe, tra poco il ticket ecc… I bilanci familiari piangono e i prezzi salgono alle stelle. Basta andare a fare la spessa tutti i giorni per rendersene conto.

Letizia Moratti, da parte sua, difende la vita economica della città. Come se fosse stupita di tutte queste lamentele. Com'è possibile non vivere sereni nell'unica città d'Italia ad aver abbassato le tasse locali, che si impegna per l'abbattimento dell'Ici, che mantiene invariato il prezzo del biglietto atm (e ci mancherebbe col bel servizio che offre). E per il futuro ci sono in programma: diminuzione della pressione fiscale, mantenendo bassi i costi dei servizi e uleriori sgravi fiscali.

Cerchiamo di non dimenticare, però, che sarebbe bene puntare anche sulle migliorie nel mercato del lavoro. Eliminare quelle fastidiose parole come precariato, lavoro iterinale ecc ecc…così da permette di vivere dignitosamente a tutti coloro che nel lavoro ci credono davvero, ma che non vengono valorizzati economicamente come meriterebbero.

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