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Uno spettacolo-inchiesta per non dimenticare la strage di Linate

L'otto ottobre riporta alla memoria il tragico incidente che all'areoporto di Linate è costato la vita a 118 persone nel 2001.

La nebbia, le comunicazioni radio, l'errore fatale della torre di controllo, lo schianto tra un Cessna privato e un aereo di linea Sas: l'accaduto è stato ricostruito da indagini e inchieste cui hanno partecipato i familiari delle vittime riuniti nel Comitato 8 ottobre per non dimenticare, presieduto da Paolo Pettinaroli.

E non dimenticare è lo scopo dello spettacolo teatrale Linate , 8 ottobre 2001: la strage. Scritto da Fabrizio Tummolillo e da Giulio Cavalli, interprete unico della pièce che si presenta sul suo blog. Si tratta di un ritorno, dopo il debutto al Piccolo di Milano il  18 dicembre 2006, previsto per oggi alla Camera del Lavoro in C.so Di Porta Vittoria 43.
Il 5 ottobre sarà inoltre presentato il libro Linate 8 ottobre 2001: la strage, Edizioni XII, che propone il testo teatrale e dedica ampio spazio all’inchiesta, con un capitolo finale riservato invece ai post scritti durante la lavorazione dello spettacolo.

Lo spettacolo è sostenuto dal Comitato 8 ottobre, per non dimenticare che riunisce i familiari delle vittime dell’incidente aereo, impegnati in una costante attività finalizzata a migliorare la sicurezza del trasporto aereo affinché simili tragedie non si ripetano più.

Recitazione, narrativa, ricordo ed emozione, ma anche brivido e riflessione davanti agli stralci di registrazione, agli atti giudiziari e alle indagini giornalistiche: questo il percorso che seguirà lo spettatore insieme al giovane attore Giulio Cavalli, verso la ricerca della verità. Un nuovo modo di ricordare e di rivivere la tragedia, attraverso il linguaggio teatrale di Giulio, per andare a fondo, cercare in mezzo alla nebbia una spiegazione, le omissioni, le responsabilità.

Lo spettacolo si snoda su due registri distinti: il piano narrativo, per raccontare la dinamica e contestualizzare la vicenda, e la ricostruzione documentaria dell’incidente, interamente supportata da prove inconfutabili. Due sono anche gli spazi messi in scena: la sala d’attesa e la torre di controllo. Il racconto, che assume i connotati di una favola ambientata nella rabelaisiana città di Bengodi dove tutto ciò che accade sembra un comico nonsense, si mischia con la realtà più cruda dei fatti. Efficace in questo senso è il registro comunicativo, il grammelot, una forma di teatro inventato nella Commedia dell’arte e usato dai giullari del ‘500 per ottenere una recitazione espressiva, viscerale e immediata. Questo linguaggio, usato nella prima parte del monologo, nella sua grottesca espressione ha l’efficacia di rivelare un’amara verità che trova conferma nella cronaca dell’incidente, scritta seguendo i più severi canoni dell’inchiesta.

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