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La dura vita del pedone milanese

Nei commenti a questo post sulle multe ai ciclisti che sfrecciano sui marciapiedi di Milano Pinkphanter ha inserito un divertente commento sulla dura vita del pedone milanese.

Vi consigliamo di leggerlo.

di Pinkphanter

Visto che si lamentano tutti, mi dovrò adeguare. Faccio la mia lamentela da fan del “cavallo di San Francesco”, cioè da pedone. Il pedone a Milano è sgradito, indesiderato, disturba l’inciviltà pubblica. Un esempio della vita difficile del pedone milanese? Io sono di quelle che non riesce ad uscire di casa, tuffarsi di corsa in metropolitana, risalire di corsa da questa e infilarsi in ufficio. Soffocherei. Ho bisogno di una breve passeggiata a piedi.

Lo so, sono anacronistica. Si dev’essere in ritardo, perennemente di corsa, super nervosi e soprattutto indifferenti e disattenti agli altri. Ho un passo veloce, mi capita spesso di essere di fretta, ma cerco di ritagliare un piccolo momento nel quale stare in pace con me stessa. Da animale a due zampe anacronista, rinuncio a dieci minuti a letto (che tanto non migliorerebbero la mia condizione di diesel) e appena uscita di casa, faccio qualche passo a piedi. Ed inizia la mia avventura di pedone

Si sa, il pedone sta sull’organo sessuale a tutti: automobilisti, ciclisti, cani, merde di cani. Inizio con uno slalom tra una cagata e un’altra di cani perchè a Milano, vivono parecchi animalisti incivili. Sì, gli animalisti, quelli che “amano” gli animali a quattro zampe e odiano o non riescono ad avere rapporti con quelli a due zampe. Possono coltivare la loro maleducazione anche grazie all’assenza di controlli e di multe della Polizia Locale (mi piacerebbe sapere quante sono in un mese le contravvenzioni ai padroni dei cani).

Dopo aver slalomato tra una merda di cane e un’altra, devo scendere dal marciapiede, perchè mi imbatto in un addetto alle pulizie che non conosce la differenza tra pulire il marciapiede e sparare una canna. Canna d’acqua. Come se fossimo al parco acquatico di Mirabilandia. Ovviamente, nel scendere il marciapiede deve prestare parecchia attenzione per evitare di essere stirata dal solito frettoloso e ritardatario automobilista che non perde tra l’altro occasione per parlare al cellulare mentre guida.

Sperare di trovare un ghisa della Polizia Locale che vede l’innaffiatore e l’automobilista che non rispetta il codice stradale è una speranza vana. Ovviamente, nel mio procedere, devo attraversare una strada ad un incrocio sprovvisto di semaforo. Mi apposto all’altezza delle strisce pedonali, in attesa che qualcuno ricordi il codice della strada.

Nel mentre che attendo, scorro mentalmente ciò che devo fare durante la giornata. Ad un certo punto mi girano i cosiddetti e procedo inducendo l’automobilista a fermarsi. Automobilisti non anacronistici come la sottoscritta. Frettolosi e furiosi. Quindi se uno si porta a sinistra, si ferma per svoltare consentendomi di passare nel frattempo, ecco che arriva il solito cxxxxxxe che lo vuole superare a destra e mi impedisce di proseguire se non aspiro a diventare gatto silvestro.

Gli epiteti che indirizzo a tale automobilista ve li lascio immaginare. Riesco a sopravvivere e arrivo all’altro marciapiede. Dove, ovviamente, mi aspetta un’altra merda di cani.

Se sono riuscita slalomando a non pestare le varie merde dei cani dei vari anilamisti (DI MXXXX!) se sono sopravvissuta ad una doccia oppure se per evitare la doccia sono riuscita a non farmi stirare magari da un fuoristrada – perchè è noto che a Milano, la macchina più adatta per girare è il fuoristrada – ecco che riesco per un attimo a tirare il fiato, ma, improvvisamente, un nuovo ostacolo mi si pone davanti o rischia di inchiappettarmi da dietro: il ciclista.

Convinto di essere al giro d’Italia, procede con il suo zig-zag che pare ubriaco. No. E’ sobrio. Solo che andare in bicicletta con auricolare del cellulare da una parte e ipod dall’altra, la ventiquattrore, i giornali e quant’altro possa stare tra il manubrio e il retro, rende il suo procedere da suonato alticcio. Riesco a scartare il ciclista, ma ecco, che un’altra arriva. Anche lei zigzagando, mostrandomi la sua biancheria intima, procede verso di me, è incerta, non sa se scartarmi a destra o a sinistra. Mentre lei dedice il da farsi, io che sono un tipo deciso, so perfettamente dove lei deve andare. E ce la mando.

Dopo questo percorso avventuroso, che Alpitour potrebbe inserire tra i suoi pacchetti offerta, arrivo ad un bar. Mi sono meritata un caffè prima di entrare in ufficio. E chi trovo. Trovo due o tre ghisa della Polizia Locale che si gustano cappuccino e croissant e si raccontano della sera prima. Sicuramente sono in pausa. Legittima.

A questi punto, mi vorrete scusare ma avrei delle domandine. I ciclisti che sfrecciano in corso Vittorio Emanuele come li vogliamo considerare? Li multiamo oppure noi pedoni ci togliamo dalle balle perchè interferiamo nel loro passaggio? Dove sta la polizia locale? Come viene utilizzata lo si vede in piazza del Duomo e anche tra le 7 e le 9 del mattino. Sia chiaro. Siamo uno dei popoli più incivili al mondo. Non possiamo pensare che siano le forze dell’ordine a sopperire all’ignoranza sempre più diffusa e che diffondiamo ai nostri figli. Ma è certo che se siamo carenti nel senso del rispetto del convivere insieme, lo siamo altrettanto nei controlli e nell’applicazione delle leggi.

Nelle scuole è sopravvissuto il Manzoni mentre è stata abolita l’educazione civica. Io invertirei. Dalle scuole, fuori il Manzoni, dentro l’educazione civica. In un periodo nel quale si dibatte dei giovani, della scuola, della famiglia, proviamo a ripartire da qui. Vista la dura vita dei pedoni, avrei un suggerimento per i sindacati. Ve lo dò io qualcosa da sostenere e per cui lottare: telelavoro. In alternativa: andate a lavorare. A piedi.

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