Se ne è andato Gianni, un secolo di vita trascorsa con il Milan nel cuore. Voi non lo conoscete, ma io ho avuto la fortuna di carpirne solo qualche momento di vita vissuta all’ombra del ‘diavolo’. E oggi sono qui per ricordarlo
Addio Gianni. Addio a te e a tutto quello che hai rappresentato. A pochi mesi dai 100 anni, un secolo di vita, mi hai lasciato ancora carico di quelle domande che stupidamente non ti ho mai fatto. Perché in fin dei conti ci si vedeva solo raramente, in quel ristorante brulicante di interisti dove io e te, milanisti doc, ci si salutava a distanza e si commentavano le ultime peripezie dei ‘ragazzi’.
Volevo chiamarti la settimana scorsa. ma non sapevo, non immaginavo che già ci avessi lasciato. E allora posso solo raccontare agli amici di Blogosfere qualcosa di te. Come quella splendida tessera di socio del Milan targata 1929, credo, quando eri poco più di un ragazzino la cui foto ti mostrava già quasi grande, in giacca e cravatta, capelli impomatati, uno dei pochi coraggiosi che allora, fine anni ’20, inizio anni ’30, tifava anima e cuore Milan, in una città dove imperava la legge dell’Ambrosiana.
Caro Gianni, tu eri uno di quelli che andava a sedersi sui gradini dell’Arena, che tifava per Luigi Perversi e Giuseppe Santagostino, per Mariano Tansini e Giuseppe Torriani, e che probabilmente ha visto il Milan quell’anno in cui si vestì con la maglietta a quadri, come il Boavista, ma in rosso e nero.
Com’era l’Arena allora? Come giocavano i ‘ragazzi’? Com’era il tifo? Ragazzo di allora, caro Gianni, ora non ci sei più a raccontarmelo e questo rimarrà per sempre un mio grande rimpianto. Se in società sapessero di te, o se solo in curva sapessero di te, domenica dovrebbero istituire un minuto di silenzio per ricordarti, vecchio ma sempre giovane tifoso del Diavolo, sempre sorridente e carico di stile. Scusami tanto per il ritardo con cui ti scrivo, ma solo oggi ho saputo. Forza Milan.