Piango? Rido? No, per ora torno indietro di un anno. Era un giorno di primavera, sì, era proprio il 31 marzo. Per la prima volta nella mia carriera da blogger, quel giorno, scrissi un titolo in maiuscolo. E' roba che non si fa, il maiuscolo è un gridato che infastidisce i lettori che si attengono alle giuste regole nella netiquette. Già, quel giorno trasgredii: anche perchè l'intenzione era proprio quello di gridare: MILANO HA VINTO. Ad essere sinceri ci avrei infilato dentro anche un bel parolaccione per sottolineare la gioia. Non lo feci per non sminuire l'aurea istituzionale che si era creato intorno ad un annuncio così importante. Ci credevo? Sì, in quelle ore del "post vittoria" mi immaginai una Milano rinnovata, moderna, pronta a nuove sfide. Ora lo sussurro, visto come sono andate le cose, ma ero particolarmente fiero di questa grigia città che da anni aveva deciso di invecchiare senza farsi lifting.
Mmm, a parlare di lifting però vi state immaginando qualcosa di costruito, un cambiamento esclusivamente di facciata, di superficie. Allora cambiamo prospettiva. Negli ultimi decenni Milano non sembrava nemmeno più interessata alle cure mediche di rito, agli esami del sangue, alle visite di controllo, nemmeno alle cremine per il viso. E tutti noi milanesi, ormai vinti, battuti – e combattuti – subivamo questa situazione di abbandono senza lamentarci troppo. L'Expo sembrava il nostro toccasana, un'opportunità economica, strutturale, politica, sociale.
Arrivati a questo punto la parolacciona però ce la infilo: ma dove cazzo siamo finiti ad un anno dalla proclamazione del vincitore? Non sono qui a fare una ricostruzione di un anno perso a inseguire i sogni dell'Expo, non voglio entrare nel merito "tecnico" della questione, visto che lo abbiamo fatto ogni santo giorno per un anno intero.
Lascio spazio solo ai sentimenti, che magari sono anche simili ai vostri. Oppure no, ma avrete modo di spiegarmi il perchè nei commenti. Prima di scrivere questo post ho rivisto i video girati assieme ad una cara collega quella fatidica giornata. Non dico che mi sento leggermente preso per il culo, ad un anno di distanza, ma avendolo ormai detto posso anche sottolineare il concetto con una semplice screenshot che dice più di mille parole.
E a supportare questa insoddisfazione non dovrebbero esserci dati ed esempi tangibili? Ci sono, eccome se ci sono, ma non li troverete in questo post perchè mi potrebbe venire un senso di sconforto andando a riprendere le centinaia di post sull'argomento "dell'anno perso". Se avete voglia potete farlo voi, vi basterà cliccare qui. Anzi, potremmo anche riassumere centinaia di post in poche parole: battaglia all'amatriciana per le poltrone che contano.
In questi giorni – con incredibile velocità – si stanno delineando i ruoli della società che gestirà l'Expo, si parla delle prime scadenze per le grandi opere pubbliche tanto sbandierate. Insomma, sembra di essere quasi ad un punto di svolta. Il problema è che non riesco ad esultare, non ho ancora digerito l'abbufatta di quest'anno. Come dire, il peso sullo stomaco, oggi, 31 marzo, non riesce a passare nemmeno con l'innesto di una massiccia dose di soluzione effervescente per la digestione. Anche perchè, in quanto effervescente, la soluzione propinataci in questi giorni potrebbe svanire in pochi secondi.
Rimango in attesa. Aspetto il 2015, di sorprese in questi anni ne avremo, eccome. Spero solo di poter scrivere, tra 6 anni, quando tutto sarà finito, MILANO HA STRAVINTO.
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