Scopriamo insieme chi era la psicanalista milanese Claudia Artoni Schlesinger e il contributo che ha lasciato alla psicanalisi infantile
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Claudia Artoni Schlesinger è stata una psicanalista milanese che ha consacrato la sua vita per comprendere chi spesso non ha la capacità di poter esprimere i propri traumi: i bambini. Il suo più che un lavoro è stata una vera e propria vocazione, che l’ha portata, con una sensibilità unica, a studiare e penetrare nella psicologia dei bambini. In particolare col suo lavoro è riuscita a comprendere meglio i bambini che hanno subito il trauma dell’abbandono, perché adottati, cercando di comprendere cosa ha significato per loro non avere memoria delle proprie origini, e delle proprie memorie infantili. Scopriamo dunque chi era Claudia Artoni e il suo importantissimo ruolo nella psicanalisi infantile e adolescenziale.
Claudia Artoni Schlesinger: gli inizi
Come succede nelle migliori storie, Claudia Artoni, non pensava di diventare psicanalista da studente. Claudia Artoni infatti, nata a Milano il 12 giugno 1935, si laurea, la prima volta, in giurisprudenza nel 1958. Tuttavia sarà solo all’età di 35 anni che individuerà la sua vera vocazione. Decide quindi di seguire un tirocinio in psicologia all’Università Cattolica di Milano, e poi presso il Servizio di psicologia degli Ospedali psichiatrici di Affori. Qui decide in particolare di frequentare il Centro di psicoterapia del bambino e dell’adolescente. Inizia così il suo viaggio all’interno della mente dei bambini e degli adolescenti. Un viaggio che la mette al servizio di chi spesso non ha le parole per descrivere il proprio trauma, e lo fa tramite i sogni o, spesso, i disegni. Un lavoro che necessariamente ha bisogno di un enorme sensibilità per cogliere e comprendere, pur senza un dialogo aperto, gli indizi che i bambini e gli adolescenti lasciano agli adulti per esprimere i loro disagi e che, Claudia Artoni, ha cercato, col suo lavoro, di comprenderne le origini, levigare e far superare. Il suo primo lavoro è la sua tesi, del 1974, sulla depressione infantile, studio che approfondirà per due anni. Poi nel 1976 decide di mettersi al servizio, come psicoterapeuta, presso il Servizio di igiene mentale dell’età evolutiva della zona 6 di Milano. Ma sarà la collaborazione col Tribunale per i minorenni di Milano, dal 1975 al 1981, a incidere più di tutto sul suo lavoro.
Il mondo dei bambini adottati
Claudia Artoni collabora col Tribunale per i minorenni di Milano ricoprendo vari ruoli, ma toccando sempre un unico grande argomento: le adozioni. Diventando prima consulente e poi giudice onorario sotto vari ruoli, prima come esperto del tribunale per la selezione delle coppie adottive, poi come perito in cause di opposizione all’adozione, come psicoterapeuta di ragazzini adottati, come analista di mamme adottive o come sostegno ai genitori adottivi durante tutto il percorso dell’adozione. Un lavoro che la assorbe dal 1976 fino al 1982 e che darà poi i suoi frutti a partire dal 1989, anno del suo primo saggio “Del Metroide” dove racconta le fantasie che un bambino fa mentre è in viaggio sulla metro per raggiungere l’analista. Nel frattempo non resta ferma nel campo professionale, dal ’80 all’84 fa un periodo di training presso la Società psicoanalitica Italiana, la più antica società italiana di psicoanalisi, poi nel 1990 diventa full member dell’IPA, International Psychoanalytical Association. A partire dal 1994, all’età di 59 anni, Claudia Artoni raggiunge il culmine della sua carriera lavorando per Centro Benedetta d’Intino per bambini e adolescenti affetti da disagi psicologici e da gravi disabilità comunicative. Saranno anni questi in cui non solo riuscirà col suo lavoro a seguire la sua vocazione, ma anche a metterla al servizio degli altri psicanalisti pubblicando testi che ormai sono fondamentali per l’analisi psicologica del bambino e dell’adolescente. Nel 1996 pubblica “Il mondo delle origini nei disegni dei bambini adottivi”, poi “La depressione nei bambini adottivi” e “Il significato delle origini nella mente dei bambini adottivi” nel 1997, nel 1999 “L’analista, il bambino, i genitori e i colleghi, un gruppo anomalo”, nel 2003 “Sul fraterno nell’adozione”, nel 2006 il libro “Adozione e oltre”, nel 2009 “Adozione e apprendimento scolastico”.
Il suo contributo
Claudia Artoni ci lascia il 28 giugno 2012. Con la forza di chi riesce a capire la sua vocazione e crea il proprio destino, col suo lavoro è riuscita non solo ha cambiare il suo destino ma anche quella dei tanti psicoanalisti e dei loro piccoli e giovanissimi pazienti, che grazie al suo lavoro riescono ad trovare la chiave giusta per comprendersi e superare i propri traumi. Col suo lavoro, non è solo riuscita a decifrare quelli che erano i loro sogni, i loro disegni, le loro reazioni “impreviste”, anch’essi mezzi di comunicazione, simboli e segnali del disturbo che se non compreso e superato diventa una ferita ben più profonda. Ma è riuscita anche ad andare oltre e studiare l’ambiente che circonda quei pazienti, come i loro genitori, quelli naturali e quelli adottivi, e i loro fratelli. Un lavoro di ben 40 anni ma destinato ad durate molto di più per la psicoanalisi.