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Dopo 32 anni chiude i battenti la Libreria Porta Romana, ma non è l'unica

Leggo sul Corriere.it che la Libreria Porta Romana, dopo 32 anni di attività, ha chiuso i battenti. Un'altra, storica libreria che se ne va. Cosa ci sarà al suo posto? Una banca.

L'ennesima banca. Non voglio iniziare un discorso sull'importanza della cultura e della sua superiorità al vil denaro, ma che una libreria così grande e famosa lasci la città di Milano mi induce a una serie di riflessioni.

La crisi ha avuto pesanti ripercussioni su molti esercizi commerciali e su molte piccole imprese. Ovviamente, quando non ci sono i soldi, il primo settore a risentirne è la cultura, specie se indipendente.

Ma, se in questo periodo assistiamo, da una parte, alla chiusura di molte librerie, dall'altra è sotto gli occhi di tutti il proliferare di stores riconducibili ai grandi gruppi editoriali, che riescono a restare a galla, e spesso a navigare in acque tranquille, perché hanno la possibilità di puntare al best seller o di differenziare il mercato, per esempio producendo contemporaneamente narrativa, saggistica e scolastica.

Oltretutto – permettetemi una nota polemica – sono spesso i grandi editori che applicano, come fosse un comandamento divino, la regola dello sfruttamento del giovane redattore. Niente contratti o contratti ridicoli, niente diritti, lavoro pagato male e sempre in ritardo, anche di 6 mesi, e mille pretese. Come a dire, poca spesa, tanta resacon tutte le conseguenze che ciò comporta.

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