Un'inchiesta condotta a Genova ha svelato un ampio sistema di finanziamento destinato a Hamas, accompagnata da perquisizioni e arresti significativi.

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Le autorità di Genova hanno avviato un’indagine di grande portata, sotto la direzione della Direzione Distrettuale Antimafia e Antiterrorismo. L’operazione, coordinata con la Direzione Nazionale Antimafia e Antiterrorismo di Roma, ha rivelato un complesso sistema di finanziamenti destinati all’organizzazione terroristica Hamas. È emerso un legame preoccupante tra attività umanitarie e il sostegno a operazioni illecite.
Dettagli dell’operazione
Grazie all’intervento della Polizia di Stato e della Guardia di Finanza, sono state condotte 17 perquisizioni in diverse località, inclusi Genova, Milano e Roma. Le indagini hanno portato alla scoperta di oltre un milione di euro in contante, insieme a materiale riconducibile ad Hamas. Le autorità hanno identificato diversi soggetti accusati di finanziamento terroristico, alcuni dei quali sono già stati arrestati, mentre altri sono attualmente ricercati.
Le associazioni coinvolte
Al centro dell’inchiesta si trovano tre associazioni di beneficenza, attivamente impegnate nel sostegno al popolo palestinese, ma sospettate di canalizzare fondi verso Hamas. Tra queste, si evidenzia l’Associazione Benefica di Solidarietà col Popolo Palestinese, fondata a Genova nel 1994, insieme ad altre due organizzazioni simili. Secondo stime recenti, attraverso queste associazioni sarebbero stati trasferiti circa 7 milioni di euro a favore dell’organizzazione terroristica, tramite sofisticate triangolazioni finanziarie.
Rete di supporto e arresti
Le indagini hanno rivelato che la rete di supporto a Hamas si estende oltre i confini italiani. Fondi sono stati inviati a Gaza e ad altri territori, spesso tramite bonifici bancari. I legami tra le associazioni italiane e i membri di Hamas sono stati confermati da collaborazioni internazionali con le autorità olandesi e israeliane, che hanno fornito informazioni cruciali per il progresso dell’inchiesta.
Il ruolo di Mohammad Hannoun
Uno dei principali sospetti è Mohammad Hannoun, considerato un esponente di alto livello di Hamas. La sua figura è emersa come un punto di riferimento nella raccolta di fondi in Italia. Le indagini hanno suggerito che una parte significativa delle donazioni, formalmente destinate a scopi umanitari, fosse invece utilizzata per finanziare attività terroristiche. Gli inquirenti hanno evidenziato che oltre il 71% dei fondi raccolti è stato dirottato verso Hamas, contravvenendo alle finalità dichiarate delle associazioni.
Impatto e reazioni
La notizia delle operazioni ha suscitato una forte reazione a livello politico e sociale. Il ministro dell’Interno ha evidenziato l’importanza dell’operazione, sottolineando come essa abbia messo in luce comportamenti illeciti mascherati da attività benefiche. Le forze di polizia italiane sono state lodate per la loro capacità investigativa e per il lavoro svolto nel contrasto al terrorismo.
In un contesto di crescente preoccupazione per la sicurezza nazionale, le autorità italiane intensificano gli sforzi per monitorare e prevenire attività di finanziamento al terrorismo. L’operazione dimostra la necessità di vigilare su associazioni che, pur presentandosi come umanitarie, possano nascondere legami con organizzazioni estremiste.
Prospettive future
Con l’inchiesta ancora in corso, gli inquirenti approfondiscono i flussi finanziari e le connessioni tra le diverse cellule operative di Hamas. I prossimi sviluppi si rivelano cruciali per comprendere l’entità della rete di sostegno e per adottare misure adeguate a fermare questi traffici illeciti. La cooperazione internazionale rappresenta un elemento chiave per affrontare il fenomeno del terrorismo e le sue ramificazioni.





