Esplora il potenziale delle Zone di Innovazione e Sviluppo in Lombardia e cosa significano per il futuro dell'economia regionale.

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La Lombardia sta cercando di rilanciare le sue eccellenze territoriali attraverso un approccio innovativo che si basa sulla creazione di Zone di Innovazione e Sviluppo (ZIS). Ma la domanda sorge spontanea: queste iniziative rappresentano realmente un’opportunità per le imprese locali o si tratta solo di un altro tentativo di mascherare problemi più profondi? Per capire la sostanza di queste nuove zone, è fondamentale analizzare i numeri e le esperienze precedenti.
Un’analisi dei dati di business
I dati parlano chiaro: in Lombardia, il settore del Legno-Arredo è uno dei più forti, con 1.627 imprese attive nella provincia di Monza e Brianza. Questo settore rappresenta il 30,4% delle aziende lombarde e impiega oltre 9.600 persone, ossia il 35,4% della forza lavoro regionale. L’export di questo comparto raggiunge 1,06 miliardi di euro, evidenziando l’importanza di mercati internazionali come Stati Uniti, Francia e Cina. Tuttavia, come possono le ZIS contribuire a migliorare questi già solidi numeri? È qui che entra in gioco la vera sfida.
Le Zone di Innovazione e Sviluppo sono pensate per rispondere a esigenze specifiche di settori produttivi ben definiti e mirano a creare sinergie tra istituzioni, mondo produttivo e centri di formazione. Un approccio personalizzato, come sottolineato dall’assessore allo Sviluppo Economico, Guido Guidesi, potrebbe potenzialmente risolvere il problema della stagnazione in alcune aree. Tuttavia, non possiamo dimenticare che ci sono già stati tentativi di questo tipo in passato che non hanno sempre dato i frutti sperati. Allora, cosa è cambiato? È davvero possibile fare meglio questa volta?
Case study: successi e fallimenti
Guardando al passato, ho visto troppe startup fallire per mancanza di un vero product-market fit. Le ZIS possono navigare in acque simili se non affrontano le sfide fondamentali legate alla sostenibilità e alla misurabilità dei risultati. Prendiamo ad esempio il distretto brianzolo del Legno-Arredo: è un caso studio che evidenzia come la fusione tra tradizione e innovazione possa funzionare. Tuttavia, ci sono state anche altre iniziative che hanno promesso molto ma, in assenza di un chiaro modello di business, sono naufragate rapidamente. È imperativo che le ZIS non ripetano gli stessi errori, ma imparino da essi. Chiunque abbia lanciato un prodotto sa che il successo non arriva mai per caso.
Lezioni pratiche per founder e PM
Per i fondatori e i product manager, le ZIS offrono spunti preziosi. È fondamentale costruire reti di relazioni solide e non limitarsi a un approccio uniforme. Creare un ecosistema funzionale richiede tempo, impegno e, soprattutto, la volontà di adattarsi. Un altro punto cruciale è la formazione: il Patto Territoriale per le Competenze e l’Occupazione lanciato a gennaio 2025 è un passo nella giusta direzione, ma dovrà essere monitorato e adattato in base ai risultati concreti ottenuti sul campo. I dati di crescita raccontano una storia diversa: senza un monitoraggio attento, rischiamo di trovarci di fronte a un’altra iniziativa destinata a fallire.
Takeaway azionabili
In sintesi, le Zone di Innovazione e Sviluppo in Lombardia hanno il potenziale per essere un catalizzatore di crescita economica, ma è imperativo che siano implementate con attenzione e strategia. Non basta creare zone di innovazione; è necessario assicurarsi che queste zone siano realmente in grado di attrarre talenti, generare partnership e, soprattutto, produrre risultati misurabili. Solo allora potremo parlare di un reale successo per l’economia lombarda. E tu, sei pronto a cogliere questa opportunità?